GLI AMORI DEL PASSATO E LA DONNA CON LA QUALE OGGI HA CONQUISTATO LA SERENITA’. L’ESPERIENZA DI INTERPRETARE IL REGISTA PEDRO ALMODOVAR NEL FILM CHE PORTA A CANNES. LA SCELTA DI GUIDARE UN TEATRO NELLA SUA SPAGNA. ANTONIO BANDERAS PARLA CON GRAZIA DELLE SUE EMOZIONI, COSI’ FORTI CHE ANCORA NON TROVA LE PAROLE GIUSTE PER ESPRIMERLE
di Cristiana Allievi
«È andata così, a un certo punto nella mia vita l’amore si è preso tutto lo spazio che prima aveva la carriera». Quando incontriamo Antonio Banderas ha voglia di parlare di setimenti, quelli veri, che prova per sua figlia Stella, avuta con la ex moglie, l’attrice Melanie Griffith. «Quello che vedo riflesso in lei è il tipo di donna che amo, e le confesso che mi rende molto orgoglioso». I conti tornano: Stella oggi ha 22 anni, è nata alla fine degli anni Novanta, l’epoca in cui sbarcato in America, il “latin lover” costruiva la sua carriera di star mondiale con Philadelphia, accanto a Tom Hanks, La maschera di Zorro, con la Zeta Jones, e Intervista col vampiro insieme ad altri sex symbol come Brad Pitt e Tom Cruise. «Sono stati anni bellissimi, e in America mi sono anche innamorato e ho messo su famiglia. Per i successivi 20 anni la mia vita ha conosciuto una fase molto diversa da quella precedente», dice. Poi nel 2015 Banderas ha divorziato dalla Griffith, sua seconda moglie, e oggi è legato a Nicole Kimpel, la consulente finanziaria conosciuta cinque anni fa proprio a Cannes e con cui vive nel Surrey, a sud di Londra. Atteso a Cannes il 17 maggio, sarà la star più fotografata del Festival di Cannes il giorno in cui verrà proiettato Dolor Y Gloria, lo stesso giorno in cui uscirà al cinema e in cui interpreta Salvador Mallo, un regista sul viale del tramonto alle prese con ricordi, depressione e potenza dirompente della creazione artistica. In pratica Banderas racconta la vita del regista del film, Pedro Almodovar, l’uomo che 37 anni fa lo volle in Labirinto di passioni, il primo di otto film insieme. La somiglianza fra i due è impressionante. «Mi sono immerso in un contesto in cui tutto era suo, dalla casa ai mobili della cucina al resto dell’arredamento, incluse le scarpe e molti dei vestiti che indosso. Poi ci sono i capelli, mi hanno pettinato proprio come Pedro».
Cosa le ha detto per trasformarla in se stesso? «“Se pensi che in qualche sequenza ti possa aiutare imitarmi, puoi farlo”. Gli ho detto che non era necessario, preferivo che il personaggio emergesse da dentro di me».
Anche la depressione che mostra sembra reale. «Perché la conosco, è vera, l’ho vissuta anch’io. Qualche tempo fa sono finito in ospedale, è bastato non potermi muovere come prima per iniziare a pensare a tutto quello che è accaduto nella mia vita. Ho capito molte cose, sono cresciuto».
Almodovar l’ha fatta tornare a un personaggio intenso e profondo, come quelli che recitava prima di lasciare l’Europa. Cosa prova oggi quando guarda l’America? «Dipende, gli Usa sono tante cose insieme, anche in Italia non si mangia solo pizza… C’è il lato oscuro, soprattutto in politica, fatto di populismo, nazionalismo, estremismo, ma c’è anche l’innocenza, quel modo adorabile di creare cose dal nulla. In Europa ci portiamo un gran peso sulle spalle, siamo lenti quando ci muoviamo, lì sono pratici e molto più veloci. E Melanie per ha rappresentato qualcosa che mi faceva perdonare i peccati commessi dall’America».
Addirittura? «Certo, infatti l’ho sposata. Ha qualità come bellezza, generosità e allo stesso tempo vulnerabilità, le stesse che ho visto anche negli occhi di Marilyn Monroe e di Ava Gardner. È un femminile molto speciale, che in un certo senso rappresenta una nuova nazione, una nuova speranza, un progetto fatto di molte persone di diverse razze e religioni che convivono insieme. È un esempio di come potrebbe essere il mondo, con tutti i problemi che comporta. C’è qualcosa che ho amato in quegli occhi e che è difficile da spiegare: parlare d’amore e di come ti innamori non è facile, devi essere un poeta».
(continua…)
Intervista integrale pubblicata su Grazia del 16 maggio 2019
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