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Zendaya: «Il mio vero super potere»

21 lunedì Set 2020

Posted by cristianaallievi in Attulità, cinema, Emmy Awards, Serie tv

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Cristiana Allievi, Disney, Euphoria, HBO, interviste illuminanti, Spider Man, Zendaya

di Cristiana Allievi

Ieri sera ha vinto un Emmy Award come miglior protagonista di Euphoria. È la più giovane attrice di sempre ad aggiudicarsi, a sorpresa, il prestigioso riconoscimento. Quando l’abbiamo incontrata la prima volta debuttava con Spider-Man ed era bastato un colpo d’occhio per capire che sarebbe diventata un’icona fashion, e così è stato. Il successo non ha cambiato questa eroina della Disney, che a Grazia aveva confidato in anteprima qual è il suo vero super potere…

Ero tremendamente nervosa, ma nessuno se n’è accorto, perché mi sforzo sempre di apparire controllata. Del resto, quando ho letto la sceneggiatura ho pensato: “Ma chi non vorrebbe interpretare un film stupendo come questo, e avere compagni di viaggio simili”?». Non mi aspettavo che dal vivo Zendaya fosse così alta e magra, e soprattutto che fosse così matura. Mentre la ascolto parlare del suo debutto sul grande schermo, in Spider-Man: Homecoming, nelle sale dal 6 luglio, la mia attenzione si divide in due: una parte segue il filo del suo discorso, l’altra cerca un indizio del fatto che la ragazza che ho davanti abbia davvero solo 20 anni.

Occhi scuri profondissimi, pelle perfetta, l’attrice e cantante ha quella bellezza tipica di chi nasce da un crogiolo di etnie: suo padre è afroamericano, la sua mamma ha origini tedesche, scozzesi e irlandesi. Il suo nome completo è Zendaya Maree Stoermer Coleman e si presenta all’intervista, a Barcellona, con pantaloni in seta verde brillante, stiletti altissimi bianchi e una maglia che aggiunge un tocco di rosso e lascia scoperte le spalle.

Zendaya è una star della Disney, un vivaio che sforna professionisti capaci di cantare, ballare e recitare. E lei, nata sulla baia di San Francisco, ha iniziato come modella per poi approdare alla serie tv A tutto ritmo, la prima di tanti successi. Poi è arrivato l’esordio musicale, quindi le collaborazioni con le popstar Selena Gomez, Beyoncé e Taylor Swift, e la firma di un contratto con la Hollywood Records.

E adesso è l’ora del salto sul grande schermo: sarà Michelle in una nuova versione del fumetto in cui Spider-Man è interpretato da Tom Holland. E a testimoniare che per Zendaya non sarà un atto unico, subito dopo sarà in The Greatest Showman, accanto a Hugh Jackman e Zac Efron.

Perché era così emozionata ai provini per Spider-Man?
«Temevo di non poter dare il massimo. Dopo 12 anni di tv non vedevo l’ora di interpretare un film, e questo è il primo, capisce? Ho superato l’ansia concentrandomi su quello che dovevo fare: recitare».

Michelle, il suo personaggio, è piuttosto misteriosa.
«L’ho trovata molto interessante proprio perché di lei sappiamo poco: è molto intelligente, una intellettuale che legge tanti libri. Proprio per queste qualità, fatica a frequentare le persone della sua età, un po’ perché non sa stringere amicizia, un po’ perché ama stare da sola ed essere indipendente. Comunque, mi sono divertita a interpretarla».

Spider-Man ha fatto parte della sua infanzia?
«Da bambina non ho letto i fumetti del supereroe, nessuno mi ha introdotta in quel mondo. Eppure ricordo il primo film della serie che ho visto: avevo 16 anni e mi è piaciuto moltissimo. Spider-Man è un eroe. E quello interpretato da Tom Holland sarà ancora più coinvolgente, perché è una persona reale».

In che senso?
«Non è un ragazzo cresciuto tra gli agi e, per quelli che, come me, sanno che cosa significhi, è una suggestione potentissima: “Anche io posso avere una seconda identità straordinaria, come lui”».

Mi parli della prima vita di Zendaya, quella di tutti i giorni.
«Sono cresciuta a Oakland, non la comunità più facile in cui vivere. Da un certo punto di vista è una zona meravigliosa, ricca di cultura, di storia, di attivismo: sono successe lì molte cose importanti nella musica e nella lotta per i diritti civili. Però, per lo stesso motivo, è un luogo difficile, oltre alla creatività c’è tanta violenza. Ma è da posti così che arrivano le persone migliori».

Poi c’è la sua dimensione da star.
«Questa è la mia vita da supereroe, in cui posso fare qualsiasi cosa, soprattutto giocare con personalità diverse: sono ancora io, ma in una versione migliore. Sembra di avere i poteri speciali, proprio come Spider-Man».

E come usa queste doti?
«Il protagonista del film ha sviluppato le sue facoltà all’età di 15 anni, a me è successo tutto tra i 13 e 15, per cui ho dovuto imparare a usare la popolarità in modo responsabile, facendo sempre la scelta giusta e impegnandomi. Normalmente non mento, dico sempre quello che penso».

star del cinema e, adesso, anche un’icona della moda?
«Credo che la mia dote principale sia la capacità di entrare in connessione con molte persone nel mondo. La gente sa chi sono e io ho questa abilità di dire ai giovani: “Mi piace questo, e siccome piace a me potrebbe piacere anche a te”».

Si chiama empatia.
«È un potere, e mi chiedo ogni volta come usarlo per fare la cosa giusta. Voglio essere una fonte di ispirazione positiva, visto che molti mi guardano e vogliono imitarmi. Sono sempre concentrata nel regalare la versione migliore di me stessa in modo che anche i ragazzi facciano le scelte più giuste. Essere un modello per i giovani, nella parte più delicata della loro vita, quando stanno sviluppando un’identità, è una grande responsabilità».

Che cosa non sappiamo di lei?
«Sono contenta di avere un carattere dolce. In più non mi piace uscire di sera, e questo mi tiene lontana dai guai».

I suoi genitori come l’hanno aiuta a diventare quello che è?
«Sono entrambi insegnanti, hanno influenzato molto la mia crescita. I docenti sono le figure meno pagate e meno comprese della nostra società e, invece, mi chiedo che cosa ci sia di più importante del loro lavoro, che è dedicare tempo ai giovani e insegnare loro a diventare il più consapevoli possibile. Non è forse l’unico modo per avere un mondo migliore? Far crescere ragazzi maturi significa avere in futuro leader bravi che sapranno guidare il mondo. Ecco perché sono così fortunata ad avere loro come insegnanti e genitori. Se non avessi fatto l’attrice avrei seguito la loro strada».

È anche un peso?
«Lo diventa se lo guardi in questo modo. Passi tutto il tempo a chiederti: “Che cosa diranno se mi muovo così?”. Ma a me piace considerarlo un dono. Sono grata di essere stata messa in una posizione per cui i genitori si fidano di me sulla cosa più importante della loro vita, i loro figli. Se accendi la tv e permetti ai ragazzi di guardarmi, mi lasci spazio per entrare nella loro mente, far parte della loro vita e avere i poster con il mio volto sui muri delle loro stanze. Per me è un regalo e non un pretesto per esaltarmi. Sono davvero quella che sembro, una tipa che non combina pasticci».

E come hanno reagito quando ha detto che voleva diventare un’attrice?
«Mi hanno chiesto: “È davvero quello che vuoi fare? Allora va bene, crediamo in te e siamo con te”. Mi hanno aiutata, lasciando che seguissi il mio istinto».

Devono aver sostenuto anche molti sacrifici, lei ha iniziato che era ancora quasi una bambina.
«È così, e avevo bisogno di loro. Oakland è a sei ore di auto dagli studi di Los Angeles, non ha idea di quante volte alla settimana abbiamo fatto avanti e indietro, per anni. Era impegnativo, soprattutto per il magro stipendio di due insegnanti, ma ne è valsa la pena».
Ma avere i propri genitori come insegnanti non è strano? «Non posso dire che sia stato pesante, anzi. Ci sono vantaggi, per esempio posso entrare nell’ufficio di mio padre tutte le volte che voglio e usare il suo microonde».

Che cosa vorrebbe fare in futuro?
«Ho tanti desideri, ma in cima alla lista metto la felicità. Quello che faccio, che siano film, moda o musica, voglio godermelo. E se un giorno mi accorgessi di non divertirmi più e di non essere soddisfatta, mi dedicherei ad altro. Forse diventerei anch’io un’insegnante».


Ci salutiamo e sono ancora più ammirata di quando è iniziata la nostra conversazione. Zendaya è molto più grande dell’età che ha e, soprattutto, può far imparare ai ragazzi che cosa sia un vero super potere: credere in se stessi.

Intervista pubblicata su Grazia Luglio 2016

© Riproduzione riservata

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