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È stata Cenerentola al cinema, sarà Giulietta in teatro e la vedremo principessa russa in tv: per Lily James il successo è un ruolo in costume. Anche ora che torna sul grande schermo con una versione horror del romanzo Orgoglio e pregiudizio, dove affronta gli zombie a colpi di spada e karate. «Perché», spiega a Grazia, «per difendere un grande amore bisogna diventare supereroi».
«Non rinuncerei mai alla mia spada per un anello». «Neanche per l’uomo giusto?». «L’uomo giusto non me lo chiederebbe mai…». Mentre la guardo in PPZ – Pride and Prejudice and Zombies (Orgoglio e pregiudizio e zombie) penso a quanta strada ha fatto Lily James, la ragazza che solo l’anno scorso ha conquistato il mondo come Cenerentola. Liquidato il principe azzurro, per questo nuovo ruolo è diventata maestra di arti marziali. Nella rivisitazione in chiave fantasy del più famoso capolavoro della scrittrice britannica Jane Austen, l’attrice è pronta a tutto per difendere la sua famiglia da una misteriosa epidemia che si è abbattuta sull’Inghilterra vittoriana, riempiendola di morti viventi. Nelle sale dal 4 febbraio, il film è tratto dal romanzo cult di Seth Grahame-Smith, che è piaciuto anche ai più fedeli ammiratori di Austen.

Lily James in una scena di Orgoglio, pregiudizio e Zombie, rivisitazione in chiave fantasy del più famoso capolavoro della scrittrice Jane Austen (courtesy of Cine-mania.it)
Quando incontro Lily James mi colpiscono i suoi modi, di una grazia straordinaria. Magra, non particolarmente alta, ma con un fisico flessuoso, valorizzato da un abito ricamato, quando ride ha il vezzo di chiudere quasi completamente gli occhi, mentre il suono della sua risata riempie la stanza. A lanciare la 26enne attrice inglese è stato il ruolo di Lady Rose MacClare nella pluripremiata serie tv Downton Abbey. Da quel momento, non ha fatto altro che infilarsi nel costume d’epoca di un’eroina femminile dopo l’altra. Prima Cenerentola, poi è stata la volta di Giulietta e Romeo, in palcoscenico, diretta da Kenneth Branagh, uno spettacolo che torna in cartellone a Londra, al Garrick Theatre, proprio quest’anno. Inoltre è la principessa Natasha Rostova nella nuova serie tv Guerra e pace, girata dalla Bbc, ora in onda in Gran Bretagna e molto attesa anche in Italia.
Nella versione gotica del capolavoro di Jane Austen lei è Elizabeth Bennet, una donna forte e risoluta, molto simile alle protagoniste di film come Hunger Games e Star Wars.
«Non conoscevo libro di Grahame-Smith, l’ho scoperto nel momento in cui mi hanno proposto il film, ma mi è bastato leggere la scena d’apertura per essere catturata dal personaggio. Ho continuato il romanzo e poi il copione anche mentre ero sul set di Downton Abbey. Tutti i miei colleghi erano furiosi per la trovata degli zombie, io invece la trovo geniale».
Chi sono questi zombie?
«Sono esseri che mantengono una sorta di umanità grazie a un virus. Ma invece di vivere le loro vite nel classico stile dei morti viventi, si vedono in competizione con gli umani. Molti di loro fanno di tutto per nascondere la loro natura il più a lungo possibile. Un paio di personaggi di PPZ-Pride and Prejudice and Zombies si trasformeranno, ma non le dirò chi sono».
Ma che ne è dei classici temi e problemi proposti da Austen nel romanzo originale, come la differenza tra classi sociali, il denaro e il potere femminile?
«Il film enfatizza le dinamiche tra uomini e donne, le relazioni sociali e l’idea che l’uno per cento del Paese possa controllare tutto mentre il resto è in pericolo. E, naturalmente, ci sarà la storia d’amore tra Elizabeth e Darcy (interpretato dall’attore Sam Riley, ndr) a far felici gli ammiratori di Jane Austen».
Una storia d’amore tumultuosa che ha attraversato i secoli: il tenebroso Darcy è l’unico che riesce a tenere testa a una donna come Elizabeth.
«E sarà così anche in questa versione cinematografica. Anche se le loro sfide verbali diventano scontri fisici e sono davvero intensi perché entrambi sono combattenti molto dotati. Durante le riprese non mi sono fatta male, ma temo di averne fatto a Sam»
In che modo?
«Nella scena in cui mi propone di sposarlo dovevo tirargli addosso un mucchio di libri. E lui ha dovuto schivarli. Non sempre con successo. Poi ci sono state le scene di combattimento con le spade che, nonostante fossero finte, facevano male. Durante le prove continuavo a ripetermi: “Non fargli un occhio nero”».
Si è allenata molto per il film?
«Certo. E mi sono divertita a farlo, per Downton Abbey non avevo bisogno di essere atletica e confesso di essermi rilassata. È stato un toccasana dover tornare in forma, adesso sento che potrei combattere contro chiunque e uscirne vittoriosa».
E se le chiedessero di interpretare ancora una volta Lady Rose in Downton Abbey accetterebbe?
«Non mi tirerei mai indietro, quella serie è stata una parte fondamentale della mia carriera: senza non sarei diventata né Cenerentola né la Elizabeth di questo film».
Nessuno come lei ha indossato tanti costumi d’epoca in soli due anni: come li sente addosso?
«Devi avere una postura diversa, stare in piedi in un certo modo, camminare con il peso molto centrato e respirare col diaframma. E poi i costumi sono molto pesanti, occorre una certa forza fisica per portarli».
Quanto ci vuole a indossarli?
«Più o meno 40 minuti, ogni volta».
La Bbc sta trasmettendo in queste settimane la nuova serie televisiva Guerra e pace. Poi lei tornerà in teatro a Londra come Giulietta. Le piacciono le ragazze romantiche?
«Molto. Amo l’amore e questi ruoli mi calzano a pennello. Abbiamo girato Guerra e pace tra la Russia e la Lituania, accanto a me c’è un grande Paul Dano. Natasha è forse il personaggio romantico più amato della letteratura, ha un cuore immenso e fa un grandioso viaggio nell’oscurità. Affrontare personaggi di questa portata mi ha cambiata come attrice, ma anche come donna».
Anche lei ha uno sguardo positivo sulla vita?
«Cerco di averlo, non è semplice, ma credo che questo ci renda persone uniche, oserei dire quasi supereroi».
La sua è una professione dura e competitiva. Come affronta le difficoltà?
«Osservando le colleghe più adulte e famose, ho capito che devi sempre essere concentrata anche se sei una star. Per esempio mi ha colpito vedere Cate Blanchett, la mia “matrigna” in Cenerentola, entrare in una stanza e imbattersi in un migliaio di fotografi che le urlavano addosso: l’ho vista a disagio, nonostante la sua esperienza. Questo per dire che con il successo le cose non si semplificano, ma quando ti trovi sul red carpet la ricompensa è così grande che dimentichi il resto».
La fama ha cambiato il suo modo di vivere?
«Direi proprio di no, sono sempre la stessa. Certo viaggio moltissimo e, dopo la Russia, ho passato molto tempo negli Stati Uniti, per Pride and Prejudice and Zombies».
Come usa i social media?
«Posto solo foto su Instagram. E sono immagini molto professionali».
Le piace la moda?
«Adesso sì, finalmente ho la chance di indossare abiti di grandi stilisti. Adoro Dior e le creazioni senza spalline di questo marchio. Amo anche Balenciaga e Gucci. Ed è stata una vera trasformazione per me: sono sempre stata un tipo da jeans e maglietta».
Sarà merito di Cenerentola: come l’ha cambiata questo personaggio che le ha dato tanto successo?
«Ho adorato interpretarla, soprattutto perché mi sembra che il suo motto, “essere buoni è sexy”, dovrebbe diventare un trend. Oggi la generosità non è abbastanza valutata, ma trovo abbia una marcia in più».
Mi scusi, ma non è un’affermazione un po’ ingenua?
«Non credo proprio, trovo che l’innocenza che l’accompagna sia molto fresca».
Al cinema è più difficile recitare un personaggio buono o uno cattivo?
«A volte credo sia più difficile recitare la parte di una buona, perché non hai l’occasione di scioccare, o di essere divertente, come accade ai personaggi più aggressivi. Ma mi piace avere grazia, è parte di me, quindi non so dirle che cosa sia più difficile, in realtà».
Una cattiva che interpreterebbe volentieri?
«Penso a una donna senza filtri, una di quelle che dicono qualsiasi cosa passi loro per la testa. Mi calerei volentieri in una specie di schizofrenica. E, soprattutto, basta costumi d’epoca».
Vive sempre a Londra?
«Sì e mi va bene così, anche se mi sposto molto per lavoro. Per carattere mi vedrei anche a New York, ma mai a Los Angeles. Mi sentirei troppo esposta».
I paparazzi non la disturbano, in Inghilterra?
«In generale no, mi fotografano in ogni momento quando sono sul set o in promozione di un film. Altrimenti mi ignorano. E poi sono scusa di capelli, le mie colleghe bionde sono davvero perseguitate…».
Articolo pubblicato su Grazia del 26/1/2016
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