
Come una sfida amichevole è diventata un’occasione per lasciare il segno. Sul grande schermo e nel sociale. È successo al 62° TaorminaFilmFest, con questi ingredienti: un testimonial che è un divo tra i più amati; una comunicazione intelligente e un film, Gli invisibili, nato col preciso intento di per fare qualcosa per gli altri
A volte tutto concorre a far si che un evento diventi qualcosa che travalica i propri confini. Così la presentazione di un film a un festival, di per sè una routine, si può trasformare in un qualcosa di molto più grande di quello che sembrerebbe sulla carta. Scatenando emozioni, applausi, promesse, riflessioni, cambi di direzione nella vita. «L’anno scorso Richard Gere mi ha lanciato una sfida: “Tornerò in Sicilia se organizzerai qualcosa per i senza tetto, gli invisibili. Voglio che si faccia una campagna in merito, che il governo firmi un accordo e che le persone siano davvero responsabilizzate in prima persona», racconta Tiziana Rocca, general manager della kermesse cinematografica taorminese. «Su queste indicazioni ho pensato a cosa potevo costruire che girasse intorno al film con cui abbiamo aperto il festival, Gli invisibili, interpretato e diretto da Gere».
Compito non facile, considerato che la pellicola distribuita da Lucky Red e adesso presente nelle sale di tutta Italia era già uscita nel resto del mondo ed era stata presentata al festival di Roma due anni fa.
Infatti quando l’American Gigolò ha ringraziato pubblicamente la Rocca al Teatro Antico ha detto che non credeva che ce l’avrebbe fatta. Lei, una napoletana che vive a Roma col marito – l’attore e regista Giulio Base – e tre figli, ha iniziato 25 anni fa a fare il lavoro di pr in Italia, e ha sempre avuto un occhio attento al sociale nell’organizzazione dei suoi eventi. Per il festival, nelle sue mani da cinque anni, vola regolarmente negli Usa e convince le star una a una a venire al Sud. Fa tutto personalmente, non delega nulla. «Non ho effetti speciali, non ho aerei privati, né budget milionari, e avere grossi personaggi a Taormina richiede una lunghissima preparazione. Ma metto tanta passione nel mio lavoro, e viene sempre premiata». Qualsiasi cosa chiedano le star lei è sempre a disposizione, a qualsiasi ora, e ci tiene a far vivere ai suoi vip un’esperienza concreta del territorio, anche fuori dalle sale del Palacongressi. Ma soprattutto chi la conosce bene dice che se promette una cosa la mantiene. Il risultato si è visto l’11 giugno, quando è stato firmato il Protocollo d’Intesa tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e la fio.PSD Onlus (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora), a supporto della campagna di sensibilizzazione #HomelessZero. Il ministro Giuliano Poletti ha stanziato 100 milioni di euro che serviranno a promuovere azioni per ridurre il numero delle persone senza dimora, che in Italia si stimano essere intorno ai 50mila.

Richard Gere presenta Gli invisibili a Sant’Egidio
Certo, il divo hollywoodiano ha fatto da forte catalizzatore. Almeno tre i momenti caldi della sua presenza. Il primo alla Comunità di Sant’Egidio di Roma, sede scelta per la presentazione del progetto alla stampa con proiezione del film ai senza tetto. «L’idea è stata quella di far ritrovare tutti alla mensa della Comunità, e non in un grande hotel. Era necessario andare da loro: noi siamo gli ospiti, loro i padroni di casa, e i protagonisti dell’evento», racconta Rocca. Lì i momenti di commozione non sono mancati, come è successo pochi giorni dopo a Taormina, all’incontro seguito alla proiezione ufficiale de Gli invisibili a cui erano presenti 300 homeless provenienti da tutto il sud d’Italia ma di varie nazionalità. Richard Gere voleva sperimentare di persona la disperazione di queste persone, farle raccontare a modo loro e fare da tramite con le istituzioni. «Ho iniziato molti anni fa a lavorare con la Coalition For The Homeless a New York, il gruppo principale nel sostenere i diritti dei senza tetto. È così che sono venuto a conoscenza di questo problema», racconta. «Quando mi è arrivata la sceneggiatura del film ho capito che era qualcosa che volevo fare, ma in modo diverso da come me l’avevano proposto. Non volevo semplicemente che si vedesse la storia di un uomo che finisce a vivere per strada, volevo che guardando il film si sentisse cosa significa». Nel corso delle riprese nell’Est village di New York, l’attore non è stato riconosciuto nei panni di un barbone. «Nessuno mi guardava in faccia, ero invisibile e mi trovavo alla stazione centrale di Manhattan».
Arriva la domanda che fa corto circuito tra cinema e realtà, rivolta a Gere da Vincenzo, un homeless italiano venuto a Taormina per incontrarlo: “Lei come si è sentito, mentre chiedeva la carità?”. «Sono un attore, e ho chiesto soldi non avendone bisogno, quindi la situazione è diversa», ha risposto Gere. «Ma abbiamo voluto che fosse il più realistica possibile, nessuno si è accorto che stavamo girando un film, le telecamere erano nascoste dentro gli edifici. Quando mi sono ritrovato lì da solo e ho tirato fuori la mano, impegnandomi nel rendere il gesto credibile, credo di aver sentito la sensazione reale di chi chiede l’elemosina».

Tiziana Rocca, Gere e i sindaci di Taormina e Messina.
Un altro aspetto che stava a cuore all’attore, nel girare la pellicola, è il concetto del tempo.«Quando vivi per la strada sei quasi scollegato dalla realtà temporale, non è un caso che il film parta inquadrando un uomo con una ferita sul volto che si butta dell’acqua sulla faccia: non si da da dove arrivi e non si sa cosa gli sia successo, è una figura misteriosa». Sempre nell’incontro al Palacongressi prende la parola Bolgdan, di origine polacca. «Questo film parla di noi, che dalle stelle siamo finiti nelle stalle. Io sono contro la politica, ma per il sindaco di Messina ho solo rispetto, ci sta davvero aiutando…», conclude commuovendosi. «Pian piano ho capito che stavo raccontando una storia universale, che parla davvero di tante persone, soprattuto qui in Europa in questo momento», prosegue Gere. «Ho letto le statistiche dell’alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, parlano di qualcosa come 60 milioni di persone che sono fuggiti per vari motivi e non hanno un posto su questo pianeta. Non risolve niente costruire un rifugio e dare un letto per la notte, anzi spesso crea più problemi. “Casa” non è solo un tetto sulla testa, è comunità, è avere persone a cui interessa di noi, per cui sappiamo di contare qualcosa. Per questo motivo trovo che Gli invisibili sia una metafora per tutti, non c’è nessuno che non abbia una storia che potrebbe portarlo a finire sulla strada».
Anche la casa svizzera di orologi di lusso Baume & Mercier, main sponsor del TaorminaFilmFest, è stata coinvolta nei giochi di sinergie di quest’operazione. «Ho conosciuto Gere l’anno scorso e sentendo quanto era coinvolto nel supportare la FIO.Psd Foundation è stato naturale affiancarlo», racconta Alain Zimmermann, CEO dell’azienda. «La responsabilità sociale è nel dna della nostra casa, da anni siamo impegnati su diversi fronti, tra cui quello di Love 146, un’organizzazzione che lavora per mettere fine al traffico e allo sfruttamento di minori nel Nord America». Per supportare la campagna HomelessZero abbiamo offerto uno dei 62 pezzi della Clifton limited-edition, il “Clifton Taormina Award”. Avrebbe dovuto essere battuto all’asta l’11 giugno durante la serata inaugurale della kermesse, ma un illustre acquirente, che vuole conservare l’anonimato, ha sborsato un’ingente somma per aggiudicarselo, devolvendo poi il tutto in beneficienza alla FIO.Psd Foundation. «Per me casa significa stabilità, comfort, momenti condivisi con le persone vicine a noi. In qual che modo è il luogo in cui ci sentiamo sostenuti nei momenti di difficoltà», conclude Zimmermann.
Uno degli ultimi scambi di Richard Gere prima di volare a Washington e seguire la visita del Dalai Lama, è stato con un homeless che gli ha detto di non vedere più l’orizzonte davanti a sé, e gli ha chiesto cosa deve fare, per non vivere come un cane bastonato. «Ci sono due strade per uscire dalla crisi», gli risponde Gere, alzandosi dalla sedia sul palco e sedendosi a cavalcioni accanto a lui. «Per prima cosa trova una casa, un posto dove vivere. Poi la comunità, persone a cui interessa di te. Vedo che sei una persona calorosa, guardi dritto negli occhi, hai un cuore aperto. A quel punto puoi passare all’ultimo step: a 66 anni ho capito che se vuoi essere felice, devi fare felice gli altri». Boato in sala, e una promessa fatta in diretta prima di sparire: «Il prossimo anno tornerò a trovarvi, lo prometto».
Articolo pubblicato su GQ Italia
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