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Cristiana Allievi

~ Interviste illuminanti

Cristiana Allievi

Archivi Mensili: ottobre 2020

Chloe Sevigny

14 mercoledì Ott 2020

Posted by cristianaallievi in cinema, Cultura, Sky

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Tag

adolescenza, Chloe Sevigny, interviste illuminanti, Luca Guadagnino, omosessualità, Sky, We are who we are

DA ATTRICE FENOMENO INDIE DEGLI ANNI NOVANTA AD ATTRICE, REGISTA E MAMMA OUTSIDER 2020: NELLA VITA E IN WE ARE WHO WE ARE, LA NUOVA SERIE TV DI LUCA GUADAGNINO

di Cristiana Allievi

L’attrice e regista Chloe Sevigny, 46 anni, candidata ai Golden Globe e agli Oscar. Attualmente nella serie tv We are who we are, su Sky (courtesy Who What Wear).

Capelli corti. Bomber. Black boots. Non bastasse il look,  a ricordarle che è una donna determinata è la sua fidanzata, che la incoraggia con un “sei nata per comandare”. Suo figlio, un millennial ossigenato con lo smalto bicolore i cui desideri sessuali sono tanto effervescenti quanto confusi, le dice invece di odiarla. Del resto, lo ha sradicato dall’amata New York offrendogli in cambio una base militare americana in Veneto. È questo l’incipit intrigante di We are who we are, la serie tv Sky HBO in otto puntate di Luca Guadagnino di cui Chloë Sevigny, 46 anni, è protagonista. Ma la conversazione prende una direzione che non potrebbe essere più diversa da Sarah. «Ho appena avuto un figlio, si chiama Vanja e ha tre mesi. Il nostro lockdown è stato speciale, eravamo concentrati sul bambino e non ci dovevamo preoccupare di altre cose che di solito occupano la vita quotidiana. Abbiamo creato una routine tutta nostra prima che arrivasse, e quando è nato è entrato in una specie di bolla. Lo abbiamo nutrito e lui ha nutrito noi». E quando parla di “noi” Chloe Sevigny si riferisce al padre di suo figlio, il serbo Sinisa Mackovic,direttore della Karma Art Gallery di New York. «È il mio compagno, non ci siamo ancora sposati.  Un’amica artista voleva presentarci da tempo, ci siamo trovati per caso a una festa e ci siamo guardati a distanza». Un bel contrasto quello fra la Chloe che parla della sua vita vera e quella della serie di Guadagnino, in cui porta la famiglia a vivere a Chioggia in una base militare americana, completamente ricostruita dalla produzione per la serie tv. Con una compagna, Maggie (Alice Braga), in servizio nell’esercito Usa come lei, e il timido quattordicenne Fraser (Jack Dylan Grazer), un figlioalla ricerca della propria identità sessuale. «Sono cresciuta in un’epoca in cui il solo argomento era un taboo, ora è mainstream», racconta l’attrice e regista la cui carriera è iniziata proprio con quel Kids che aveva al centro sesso e droga, ed è proseguita con Boys don’t cry, in cui amava un transgender. L’apice della trasgressione però lo ha raggiunto con The Brown Bunny, in cui la fellatio (vera) al regista, Vincent Gallo, aveva fatto il giro del mondo partendo dal festival di Cannes.

(continua…)

Intervista di copertina pubblicata su D La Repubblica del 10 ottobre 2020

© Riproduzione riservata

Pierfrancesco Favino: «Le mie bambine sono tutto per me».

09 venerdì Ott 2020

Posted by cristianaallievi in Attulità, cinema, Cultura, Mostra d'arte cinematografica di Venezia

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bambini, Donna Moderna, famiglia, fantasia, figli, interviste illuminanti, Padrenostro, padri, Pierfrancesco Favino, terrorismo, Vision Distribution

di Cristiana Allievi

Suo papà gli ha insegnato a credere nel lavoro, nell’onestà, nella generosità. E ora l’attore, protagonista dell’emozionante Padrenostro che gli ha regalato la Coppa Volpi a Venezia, cerca di fare lo stesso con le 2 figlie: «Ogni energia è per loro»

L’attore e produttore Pierfrancesco Favino, 51 anni (courtesy The walk of fame).

Un padre negli anni di piombo. Un premio vinto per quel padre all’ultima Mostra del cinema di Venezia. E le parole pronunciate durante la cerimonia. « Un grande maestro diceva che i film sono come le stelle. Io dedico il premio a tutte le stelle che ancora nasceranno, e al brillare degli occhi nel buio». Adesso sono gli occhi di noi spettatori a brillare vedendo Pierfrancesco Favino al cinema  in Padrenostro. Però se gli si fa notare che – dopo questa Coppa Volpi che va a sommarsi a tre Nastri d’argento e 4 David di Donatello (solo per citare qualche premio), a 51 anni non è più solo un bravo interprete ma rientra nella categoria degli attori cult, lui sdrammatizza: «Penso che nella vita arrivi un momento in cui quello che si fa è veramente quello che si è». Padrenostro, che lo vede anche nelle vesti di produttore, è  ispirata a una vicenda accaduta alla famiglia del regista Claudio Noce. Siamo nel 1976 e Valerio (Mattia Garaci) è un bambino di 10 anni la cui vita viene sconvolta da un attentato terroristico ai danni del padre (Favino). Da lì in avanti la paura domina la sua vita, rafforzando la sua già sviluppata immaginazione. Finché non arriva Christian (Francesco Gheghi), poco più grande di lui, a fargli compagnia.

Cosa significa questo film per te? «Riguarda la mia infanzia, qualcosa che non solo mi ricordavo ma che mi coinvolgeva in prima persona. Parla di uomini che  conosco. Mio padre e quello del regista appartengono alla stessa generazione, hanno atteggiamenti simili nel modo di essere maschi. A loro era complicato parlare direttamente».

Chi eri tu a 10 anni? «Un bambino che andava a letto dopo il Carosello, e che dal suo lettino sentiva parlare i propri genitori e quelli degli amici, senza che loro lo sapessero. Quel tipo di famiglia, come la mia, decideva che non dovevi avere le preoccupazioni dei grandi, ma tu sentivi che quella preoccupazione era presente. E provavi una sottile angoscia».

(continua…)

Intervista pubblicata su Donna Moderna dell’8 ottobre 2020

© Riproduzione riservata

Laura Morante: «Fino all’ultimo amore»

06 martedì Ott 2020

Posted by cristianaallievi in Attulità, cinema, Mostra d'arte cinematografica di Venezia, Personaggi

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Antonio Orlando, Daniele Luchetti, Grazia, interviste illuminanti, Lacci, Laura Morante, Luigi LoCascio, matrimoni

NEL FILM LACCI È ÙNA MOGLIE CHE PER 30 ANNI RESTA INTRAPPOLATA IN UN MATRIMONIO FINITO. «SPESSO SIAMO INFELICI PERCHE’ NON ACCETTIAMO IL CAMBIAMENTO», RACCONTA A GRAZIA, «INVECE DOVREMMO ACCOGLIERLO PER ANDARE AVANTI».

di Cristiana Allievi

L’attrice e scrittrice Laura Morante, 64 anni, fotografata da Caludio Porcarelli (courtesy Grazia) .

La prima parola con cui Laura Morante da il via alla nostra chiacchierata dice molto del suo umore del momento. «“Decluttering”, mi sembra si chiami così questo eliminare il superfluo. Ho appena finito il libro di Marie Kondo, La magia del riordino, e penso contenga diversi segreti di felicità». Avevo già capito che l’attrice lavora sulla sottrazione da come ha attraversato la hall dell’hotel in cui ci incontriamo. Morante ha un’eleganza asciutta e il portamento da ex ballerina classica. «Per la fretta, togliendomi una lente a contatto mi sono fatta male a un occhio». Così mi spiega il motivo per cui  non si toglierà i grandi occhiali da sole che indossa durante la nostra intervista. In realtà alla fine lo farà, mostrando i suoi occhi sono luminosi. Ci incontriamo per il film che ha aperto l’ultima Mostra di Venezia, Lacci, di Daniele Luchetti, nelle sale. Tratto da un romanzo di Domenico Starnone, racconta la storia di Vanda (Alba Rohrwacher da giovane, Morante nella versione più matura), che è sposata con Aldo (Luigi LoCascio, poi Antonio Orlando), il quale si innamora della giovane Lidia (Linda Caridi) e abbandona moglie e due figli. Trent’anni dopo i due sono ancora sposati, ma tradimenti, rancore e vergogna sono ancora lì a separarli, con due figli cresciuti a ricordarlo (Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno). Nella vita vera questa attrice di cinema e teatro toscana, nipote della mitica scrittrice Elsa, è anche regista e scrittrice di romanzi. Sposata con Francesco Giammatteo, con cui ha adottato Stepan, 16 anni, ha altre due figlie dai precedenti matrimoni (Eugenia, 37, e Agnese, 34 anni avute rispettivamente con Daniele Costantini e Georges Claisses).

(continua…)

Intervista pubblicata su Grazia n. 42 dell’1/10/2020

© Riproduzione riservata

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