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Cristiana Allievi

~ Interviste illuminanti

Cristiana Allievi

Archivi tag: omosessualità

Sophia Lillis, «Come nasce una famiglia».

28 sabato Nov 2020

Posted by cristianaallievi in Attulità, cinema, giornalismo

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Tag

Amazon Studios, famiglia, figli, Grazia, interviste illuminanti, it, omosessualità, omosexuality, sharp, Sophia Lillis, trauma, uncle, Uncle Frank

di Cristiana Allievi

Nel film Uncle Frank Sophia Lillis è una ragazza che scopre la forza dei legami di coppia grazie a uno zio gay e al suo compagno. «Spesso i personaggi che interpreto», dice l’attrice a Grazia «mi aiutano a crescere nella vita»

Sophia Lillis protagonista di UNCLE FRANK
(Photo: Brownie Harris Courtesy of Amazon Studios)

La scream queen è seduta sul divano di casa. Siamo a Brookliyn, dove è nata e cresciuta, e ha un sorriso contagioso, grandi occhi azzurri molto chiari e le lentiggini. Un look modernissimo che Sophia Lillis, 19 anni, miscela con una presenza da star d’altri tempi. A sette anni il patrigno, fotografo, l’ha convinta  a partecipare a un suo progetto cinematografico. Così è finita a studiare alla scuola di Lee Strasberg e con il fortunato remake ITdi Stephen King, a 15 anni, ha fatto impazzire i fan dell’horror. E dopo le serie Sharp Objectse I am not ok with this, oggi è Uncle Frank (su Amazon) a vederla brillare per bravura. Nel film scritto e diretto da Alan Ball è Beth, una teen che lascia la campagna nel sud per andare a studiare alla New York University, dove l’amato zio (Paul Bettany) è uno stimato professore. Scoprirà che ha un’identità nascosta (è  gay e ha un compagno da una vita) e lo vedrà affrontare un grosso trauma alla morte del padre, che è anche suo nonno.

(continua…)

L’intervista integrale è su Grazia n. 50

© Riproduzione riservata

Chloe Sevigny

14 mercoledì Ott 2020

Posted by cristianaallievi in cinema, Cultura, Sky

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Tag

adolescenza, Chloe Sevigny, interviste illuminanti, Luca Guadagnino, omosessualità, Sky, We are who we are

DA ATTRICE FENOMENO INDIE DEGLI ANNI NOVANTA AD ATTRICE, REGISTA E MAMMA OUTSIDER 2020: NELLA VITA E IN WE ARE WHO WE ARE, LA NUOVA SERIE TV DI LUCA GUADAGNINO

di Cristiana Allievi

L’attrice e regista Chloe Sevigny, 46 anni, candidata ai Golden Globe e agli Oscar. Attualmente nella serie tv We are who we are, su Sky (courtesy Who What Wear).

Capelli corti. Bomber. Black boots. Non bastasse il look,  a ricordarle che è una donna determinata è la sua fidanzata, che la incoraggia con un “sei nata per comandare”. Suo figlio, un millennial ossigenato con lo smalto bicolore i cui desideri sessuali sono tanto effervescenti quanto confusi, le dice invece di odiarla. Del resto, lo ha sradicato dall’amata New York offrendogli in cambio una base militare americana in Veneto. È questo l’incipit intrigante di We are who we are, la serie tv Sky HBO in otto puntate di Luca Guadagnino di cui Chloë Sevigny, 46 anni, è protagonista. Ma la conversazione prende una direzione che non potrebbe essere più diversa da Sarah. «Ho appena avuto un figlio, si chiama Vanja e ha tre mesi. Il nostro lockdown è stato speciale, eravamo concentrati sul bambino e non ci dovevamo preoccupare di altre cose che di solito occupano la vita quotidiana. Abbiamo creato una routine tutta nostra prima che arrivasse, e quando è nato è entrato in una specie di bolla. Lo abbiamo nutrito e lui ha nutrito noi». E quando parla di “noi” Chloe Sevigny si riferisce al padre di suo figlio, il serbo Sinisa Mackovic,direttore della Karma Art Gallery di New York. «È il mio compagno, non ci siamo ancora sposati.  Un’amica artista voleva presentarci da tempo, ci siamo trovati per caso a una festa e ci siamo guardati a distanza». Un bel contrasto quello fra la Chloe che parla della sua vita vera e quella della serie di Guadagnino, in cui porta la famiglia a vivere a Chioggia in una base militare americana, completamente ricostruita dalla produzione per la serie tv. Con una compagna, Maggie (Alice Braga), in servizio nell’esercito Usa come lei, e il timido quattordicenne Fraser (Jack Dylan Grazer), un figlioalla ricerca della propria identità sessuale. «Sono cresciuta in un’epoca in cui il solo argomento era un taboo, ora è mainstream», racconta l’attrice e regista la cui carriera è iniziata proprio con quel Kids che aveva al centro sesso e droga, ed è proseguita con Boys don’t cry, in cui amava un transgender. L’apice della trasgressione però lo ha raggiunto con The Brown Bunny, in cui la fellatio (vera) al regista, Vincent Gallo, aveva fatto il giro del mondo partendo dal festival di Cannes.

(continua…)

Intervista di copertina pubblicata su D La Repubblica del 10 ottobre 2020

© Riproduzione riservata

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