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Cristiana Allievi

~ Interviste illuminanti

Cristiana Allievi

Archivi tag: The Whale

Hong Chau, oceani e Balene

04 sabato Feb 2023

Posted by cristianaallievi in Academy Awards, cinema, Cultura, Mostra d'arte cinematografica di Venezia, Oscar

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cinema, D La repubblica, Darren Aronofsky, Hong Chau, interviste illuminanti, The Whale

Dal Vietnam ad Hollywood, la protagonista di The Whale punta all’Oscar con un film molto drammatico. Poi sarà la volta di Wes Anderson e Ralph Fiennes

di Cristiana Allievi

L’attrice vietnamita naturalizzata statunitense Hong Chau, classe 1979. Candidata agli Oscar per The whale, di Darren Aronifsky,

Ha un volto che resta impresso nella mente. Ma soprattutto, Hong Chau ha una vita degna di un romanzo picaresco. I suoi sono scappati dalla guerra in Vietnam nel 1979, la madre era incinta di lei e il fratello aveva cinque anni. La notte della fuga suo padre è stato ferito e ha sanguinato per tre giorni, non bastasse, durante il viaggio in mare sono stati derubati due volte dai pirati, prima di essere portati in salvo in Tailandia da una barca di pescatori giapponesi. Poco dopo, è nata lei in un campo profughi. Non stupisce che qualsiasi cosa faccia lasci il segno. È successo in Downsizing, Vivere alla grande di Alexander Payne (ma aveva già lavorato con Paul Thomas Anderson in Vizio di forma e nella serie tv Big Little Lies), e si ripeterà dal 23 febbraio con The whale di Darren Aronofski (I Wonder Pictures), con un ruolo per cui è stata nominata ai Bafta. Nella storia tratta  dall’opera teatrale di Samuel D. Hunter, è Liz, la storica amica di Charlie,  “la balena” a cui si riferisce il titolo. Brendan Fraser interpreta l’uomo in grande sovrappeso, un solitario insegnante di inglese la cui vita è andata completamente fuori rotta. Lo assiste in tutto, incluso il tentativo di riavvicinarsi alla figlia adolescente, diventata quasi un’estranea.

Una manciata di film significativi, ed è già da Aronofsky: ha un segreto? «Il mio agente mi ha detto che era interessato a me per il film. Ho pensato che non ce l’avrei mai fatta, e il personaggio non era nemmeno scritto per un’asiatica».

È scappata? «Avevo partorito da otto settimane e mia figlia non dormiva mai. Ero stanca, ho chiesto il favore di non farmi nemmeno provare (ride, ndr)».

E invece… «“Sei sicura che non te ne pentirai? È Aronofsky” è stata la frase con cui mio marito mi ha spinta a leggere la sceneggiatura. Ho girato alcune scene e le ho spedite a Darren».

(continua…)

Intervista integrale pubblicata su D la Repubblica del 4 Febbraio 2023

@Riproduzione riservata

Samantha Morton, «Ho vinto io»

13 martedì Set 2022

Posted by cristianaallievi in Attulità, Cultura, Miti, Mostra d'arte cinematografica di Venezia, Personaggi, Politica, Serie tv

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Caterina de Medici, Cristiana Allievi, Harvey Weinstein, interviste illuminanti, Minority Report, samantha Morton, She said, The New York Times, The serpent Queen, The Whale, Vanity Fair

UN’INFANZIA DRAMMATICA DI TRAUMI E ABBANDONO. LA CARRIERA CONQUISTATA LOTTANDO PER OGNI SPAZIO. HOLLYWOOD CHE LA CHIUDEVA FUORI. SAMANTHA MORTON HA LAVORATO DURO, E CE L’HA FATTA. OGGI SI È MESSA NEI PANNI DI UNA REGINA CHE LE SOMIGLIA MOLTO

di Cristiana Allievi

Quanti dolori può contenere una persona dentro di sé? E dove trova la misteriosa forza che la fa continuare a vivere, addirittura a diventare genitore? «Io ho molta fede, e la fede guarisce anche le ferite più profonde». In un rovente pomeriggio di agosto la risposta mi arriva forte e chiara da Samantha Morton,  mentre il giardiniere alle sue spalle inizia a tagliare l’erba. Per un verso una delle attrici e registe più significative del panorama indie contemporaneo, per un altro una sopravvissuta. Il perché è evidente. I suoi genitori si dividono fra abusi d’alcol e violenze varie quando lei ha solo tre anni.  Poco dopo, a causa dell’incuranza di entrambe, inizia il suo peregrinare tra affidi e orfanotrofi. E proprio nelle case in cui avrebbe dovuto trovare protezione, a 13 anni subisce abusi sessuali da parte di due responsabili. La disperazione, però, è una forza potente, e Samantha la usa per passare il test di ammissione alla Central Junior Television Workshop, organizzazione che forma i giovani per entrare nel mondo del teatro, della radio e del cinema.  Da lì cammina tanto da arrivare a lavorare con i migliori registi su piazza, come Steven Spielberg e Jim Sheridan, Woody Allen e David Cronenberg. Madre di tre figli avuti da due compagni diversi, è la donna perfetta per raccontare storie forti, come quelle in cui la vedremo nei prossimi giorni in anteprima mondiale alla Mostra del cinema di Venezia. The whale, il nuovo lavoro di Darren Aronofski, e She Said, di Maria Schrader, in cui veste i panni di Zelda Perkins, l’ex assistente di Harvey Weinstein. Prodotto da Brad Pitt, il film ha lo stesso titolo del libro delle due giornaliste del New York Times che hanno ricostruito e pubblicato la storia degli abusi sessuali del produttore cinematografico. Poi, dall’11 settembre, sarà nientemeno che la regina di Francia Caterina de Medici nella serie drammatica The serpent Queen (su STARZPLAY). «È riuscita ad avere un’enorme influenza politica per ben cinquant’anni», racconta a proposito della consorte di Enrico II, «e stiamo parlando del Seicento, un’epoca in cui le donne venivano bruciate come streghe, quando erano solo delle ostetriche».

Fino all’Ottocento l’italianissima Caterina è stata descritta come fredda, gelosa, vendicativa e avida di potere: lei che idea se n’è fatta? «Per me è una donna spirituale, una salvatrice che previene grandi disastri del tempo. Caterina vedeva molto lontano, è riuscita a quietare i conflitti fra cattolici e protestanti perchè aveva un modernissimo modo di permettere alle persone di seguire la propria fede. Chissà come sarebbe andata la storia se al potere non ci fosse stata lei».

Nella prima stagione scopriamo eventi della giovinezza e il percorso per arrivare a corte, poi cosa vedremo? «Da lì in avanti la storia si muoverà nella sua dimensione machiavellica. Si scoprirà come ha imparato a stare al gioco e a sopravvivere in famiglia, nel convento e infine a corte».

“Sopravvivenza” è una parola che le risuona? «Le racconto una storia. Molti anni fa ho chiesto al mio agente se potevo fare audizioni per i drammi in costume, ricordo che una regista donna in particolare mi rispose “non hai il sangue giusto, non sei l’animale giusto…”. Sono una persona comune,  vengo dalla classe operaria dal nord dell’Inghilterra e non da una buona famiglia».

(continua…)

Intervista integrale pubblicata su Vanity Fair del 14 settembre 2022

@Riproduzione riservata

Charlotte Rampling: «Non posso nascondermi».

21 sabato Gen 2017

Posted by cristianaallievi in cinema, Miti, Moda & cinema

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45 anni, Andrea Pallaoro, Charlotte Rampling, Cristiana Allievi, Dlarepubblica, IoCharlotte Rampling, Jean-Noel Tassez, Jonathan Anderson, Loewe, Stardust Memories, The Whale, Woody Allen

SCELTA DAL CINEMA (HA CINQUE FILM IN USCITA NEL 2017) E DALLA MODA, A 70 ANNI CHARLOTTE RAMPLING RESTA UNA DELLE PIU’GRANDI, RESISTENTI E AUDACI ICONE DI SEMPRE. E UNA DONNA NON FACILE DA INCONTRARE.

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Charlotte Rampling, 71 anni (courtesy of Loewe)

Capelli corti tirati indietro. Trucco drammatico. Mani appoggiate sul volto. Osservi le foto che Jamie Hawkesworth le ha scattato nel cuore di Parigi, con primi piani in cui le rughe del volto si contano una a una, e non ti capaciti di come quei due occhi verdi abbiano ancora una forza magnetica. È un’icona fashion apparsa in tonnellate di foto che oggi fa la stessa impressione di sempre: con la sua bellezza fredda e distaccata Charlotte Rampling ti mette ancora in soggezione. A 70 anni suonati Jonathan Anderson l’ha scelta per la campagna della sua collezione primavera 2017. Il direttore creativo di Loewe deve aver pensato alle foto con cui l’ha lanciata Helmut Newton, o a film culto come Il portiere di notte di Liliana Cavani, Stardust Memories di Woody Allen, Sotto la sabbia di François Ozon fino a 45 anni, che l’anno scorso le ha fatto vincere l’Orso d’argento al festival di Berlino e le ha regalato la prima candidatura agli Oscar. Fra tutte le espressioni che poteva scegliere per definirla, lo stilista irlandese ne ha usata una che colpisce: “crudezza”. E va detto, non è una donna simpatica. Precisa e creativa nelle risposte, è assolutamente incapace di mettere l’interlocutore a proprio agio. Conosce questo tratto di se stessa, quando dice con un velo di sarcasmo “diventi più interessante quando la gente sa che non può averti”.

Figlia di un ex colonnello dell’esercito due volte medaglia d’oro alle Olimpiadi e di una pittrice ereditiera, la modella, attrice e cantante inglese racconta che le linee e le forme audaci l’hanno sempre attratta, come il coraggio di sperimentare. «Le creazioni di Jonathon di quest’anno erano teatrali, colorate e stravaganti, un vero azzardo. È l’approccio che preferisco, per questo ho accettato la sua offerta di indossarle. E anche perchè con quei capi addosso ho sentito che diventavo me stessa all’ennesima potenza».  Sul come si veste nella vita di tutti i giorni, l’entusiasmo si smorza. «Non sono molto avventurosa, so che mi stanno bene le cose semplici e abbastanza maschili, ed è quello che indosso più spesso».

Aveva 17 anni quando è iniziata la sua carriera di modella, poi è arrivato il cinema e da Georgy Svegliati a oggi ha girato più di 100 film, ha cantato e ha sempre lavorato anche in teatro. Ma soprattutto, ha mostrato un’inclinazione per la provocazione. «Dopo le prime commedie che ho girato la mia vita è cambiata radicalmente, e i ruoli che ho scelto hanno rispecchiato questi cambiamenti». Per quanto parli, con lei è difficile stabilire un reale contatto. Non stupisce, la sua non è stata un vita felice, e con i sette traslochi in 13 anni con la sua famiglia deve aver imparato a non attaccarsi a niente. Ma la radice dell’attaccamento è stata estirpata in modo ben più drastico, come ha finalmente fatto sapere al mondo la scorsa estate grazie alla biografia Io, Charlotte Rampling. Nel libro scritto a quattro mani con Christophe Bataille trova finalmente una spiegazione quel feeling di dolore e shoc che l’ha sempre accompagnata: a 23 anni, subito dopo essere diventata madre, l’amatissima sorella Sarah con cui da ragazza si esibiva nel cabaret, si è tolta la vita in Argentina, e questo lei lo ha scoperto molti anni dopo l’accaduto. Da lì in avanti la storia della Rampling è venata di fatica. Ancora giovanissima inizia una relazione a tre col fotografo Randall Lawrence e con il pubblicitario Bryan Southcombe, con cui si sposa. Dopo quattro anni di matrimonio incontra a una festa a Saint Tropez il musicista Jean Michel Jarre e va avivere con lui a Versailles. Ma soffre di depressione e scoprire che il suo uomo la tradisce non migliora questo continuo oscillare tra alti e bassi. Evidentemente la stoffa della Rampling è parecchio resistente, va avanti a lavorare finchè nel 2000 non torna una star grazie a François Ozon di cui diventa la musa e con cui girerà tre film. La morte della madre, nel 2001, la incoraggerà a uscire allo scoperto e a iniziare a scrivere la famosa biografia di cui sopra.

Uno dei grandi paradossi di una donna che è fisicamente esposta da cinquant’anni è che è molto riservata quando si tratta della sua anima. «Finchè non mi sono accorta che è quasi impossibile nascondersi. Essere fotografata è parte della mia vita, le cose cambiano, evolvono, ma nell’essenza tutto rimane lo stesso. Grazie al mio lavoro mi consegno a un film, mi do completamente all’arte. Qualsiasi sia il mezzo con cui la condivido, fotografie, cinema, tv, condivido la mia vita interiore. E in tutto quello che ho fatto ho voluto creare una continuità visibile: la faccia è cambiata, sto invecchiando, ma è riconoscibile».

Ha un talento tutto suo nel rappresentare in modo naturale persone reali e nel trasmettere una vulnerabilità. «Entri in contatto con le tue emozioni vere vivendole sin dall’inizio in modo appassionato e senza paura. A quel punto le puoi veicolare attraverso il corpo e gli occhi, per restituirle allo schermo. È quando invecchi che processi le cose, se non lo fai iniziano i problemi». Perchè I suoi ruoli più recenti sono più vulnerabili? «Mostrano l’accumulo di una vita dedicata alla ricerca della verità, in questo modo si diventa sempre più vulnerabili».

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L’attrice sul set di 45 anni, il film di Francois Ozon che le ha regalato la prima candidatura agli Oscar.

Alla sfilza di cose spiacevoli che la vita le ha messo davanti c’è da aggiungere la morte del suo partner da vent’anni, il businessmen francese Jean-Noël Tassez, mancato lo scorso anno dopo una relazione durata quanto il matrimonio con Michel Jarre.  Ma la sua vita a Parigi è quella di prima: nuoto, yoga e meditazione, «Non sono regolare, perchè odio fare le stesse cose tutti i giorni». Quando le fai notare che nel 2017 la vedremo in ben cinque film, tra cui The Whale diretto da Andrea Pallaoro («è il ritratto di una donna che vive uno sconvolgimento emotivo»), sdrammatizza a modo suo. «Non sono tutti ruoli principali, va detto. Tutto quello che ho fatto nel passato mi ha portata a questo momento, e adoro le possibilità che ancora oggi ho davanti». Sarà merito anche della stoffa atletica ereditata dal padre, fatto sta che se la chiamano tutti significa che c’è qualcosa in lei che è ancora molto vivo. «Ci ho lavorato su, non capita per caso. Devi essere disponibile per la vita, tenerti aperta, perché le cose succedano. E con i pensieri debilitanti c’è una sola strategia da attuare: imparare trucchi per rimandarli da dove vengono».

Articolo pubblicato su D La Repubblica il 14 gennaio 2017

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

 

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