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Cristiana Allievi

~ Interviste illuminanti

Cristiana Allievi

Archivi tag: Julianne Moore

Jualianne Moore: «Ogni coppia ha un segreto».

06 domenica Giu 2021

Posted by cristianaallievi in arte, cinema, Serie tv

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Apple tv, cinema, Clive Owen, Hollywood, interviste illuminanti, Julianne Moore, Lisey's story, Pablo LArrain

NELLA NUOVA SERIE TV SCRITTA DAL RE DEL BRIVIDO STEPHE KING, JULIANN MOORE È UNA VEDOVA CHE SCOPRE I SEGRETI DEL MARITO. «I MATRIMONI SONO SEMPRE UN MISTERO», DICE A GRAZIA. «E NESSUNO PUO’ CAPIRE DAVVERO CIO’ CHE LEGA NEL PROFONDO DUE PERSONE».

di Cristiana Allievi

Julianne Moore e Clive Owen nella serie tv Lisey’s Story (Photo courtesy Apple TV).

Mi dice che avrebbe preferito che la nostra intervista si svolgesse di persona, e la sua espressione è sinceramente dispiaciuta. Dalla mia parte dello schermo è già buio, mentre alle sue spalle il sole splende su un giardino con tavolini e sedie in paglia. Tutte le volte che incontro Julianne Moore non posso fare a meno di stupirmi per come porti i suoi anni, e questa volta non fa eccezione. Ho pensato la stessa cosa guardandola in Lisey’s Story, in onda dal 4 giugno su Apple tv, serie che coinvolge una coppia di assi come lo scrittore Stephen King e il regista Pablo Larrain. Lei è Lisey Landon, moglie di un noto scrittore interpretato da Clive Owen. «Quella scritta da Stephen è una storia folle e stratificata», racconta. «Riguarda una donna che attraversa un lutto per la perdita del marito, e che allo stesso tempo, nel presente, cerca di combattere i problemi mentali della sorella. In questo processo comprende il marito e la relazione che ha avuto con lui, è un viaggio soprannaturale e psicologico che le fa capire la propria vita». Appassionata di interior design, oltre a decorare gli interni di casa sua Julianne ha aiutato ad arredare la stanza in cui si svolge la cerimonia degli Academy Awards. Per il resto ha fatto molte cose tardi rispetto gli standard. Ha imparato a nuotare a 26 anni, e solo l’anno successivo ha guidato per la prima volta un’automobile. Idem dicasi per la fama, arrivata a 32 anni, età in cui molte delle sue colleghe a Hollywood sono già star. Si è accorta presto di sentirsi sola e confusa, nonostante la fama, molla che l’ha spinta a lavorare su di sé. Scoperto che l’aver messo al centro della sua vita la carriera non la rendeva felice, ha cambiato rotta e si è sposata con il regista Bart Freundlich (dopo aver divorziato dal regista John Gould Rubin), con cui vive nel west village di Manhattan e con cui ha due figli. 

Nella serie tv è moglie di uno scrittore per cui i fans compiono gesti estremi. Da star di Hollywood che comprensioni ha portato nel suo ruolo? «Non mi sono mai trovata in pericolo a causa dei fans. Al contrario ho esperienze di persone che sono state molto toccate dal mio lavoro, ed è una cosa bellissima. Da attrice quello che ti sembra più personale è in realtà molto universale, quindi se interpreti ruoli con cui sei molto risonante di solito tocchi anche gli altri. E senti anche di aver fatto il tuo lavoro, ti senti gratificata».

Conosceva il romanzo di Stephen King? «Ho letto prima la sceneggiatura del film, che ha scritto lui stesso, il libro è venuto dopo. Quello che ho trovato davvero interessante è che la esplora una relazione lunga il corso di una vita. Molte storie romantiche mostrano il corteggiamento, come i due si sono conosciuti e come finiscono per sposarsi, il lieto fine. Ma in una relazione questo è solo l’inizio, se vuoi che continui è meglio che testimoni la vita dell’altro, che crei una vita insieme all’altra persona. A questo King aggiunge mondi soprannaturali che si manifestano, e l’insieme è  meraviglioso».

(continua…)

L’intervista è pubblicata su Grazia del 3 giugno 2021

© Riproduzione riservata

Julianne Moore: «Perchè chiedere ai maschi di scrivere film sulle donne?».

05 martedì Lug 2016

Posted by cristianaallievi in cinema, Festival di Berlino

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Tag

Bart Freundlich, Berlinale, Cristiana Allievi, Difficult people, Ethan Hawke, Greta Gerwig, Il piano di Maggie, Julianne Moore, Oscar, Planned Parenthood, Rebecca Miller, Still Alice

 

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L’attrice Julianne Moore, 55 anni (courtesy of LA Times)

«Gli esseri umani cercano di imporre una certa struttura sulle cose, che in realtà sono caos puro. Creiamo ordini per cercare di spiegarci i fatti della vita, la realtà è che non li conosciamo e non sappiamo come vanno…». Sembra una frase della sociologa di successo che interpreterà in Il piano di Maggie, appena passato dal Biografilm Festival dopo  quello di Berlino, e al cinema dal 30 giugno. Invece sono parole di una delle attrici più concrete che circolino a Hollywood. Siamo in un hotel di lusso nel cuore di Berlino. È mattina e Julianne Moore indossa un vestitino lilla con una giacca svasata nera. Le è rimasto un filo di voce e, mi dice, si sta imbottendo di rimedi tedeschi sperando che facciano effetto. Non è la prima volta che la incontro, ma resto di nuovo colpita perché dimostra molti meno anni dei 56 che ha. Forse perché è una donna vera, una che nel mezzo dei 30 anni ha capito di sentirsi sola e confusa e ha cominciato a lavorare su di sé, scoprendo che aveva messo al centro della sua vita la carriera, e che era tempo di cambiare rotta. Oggi non ha solo due splendidi figli e un marito, il regista Bart Freundlich (sposato dopo aver divorziato dal regista John Gould Rubin) con cui vive nel west village di Manhattan, ma anche un Oscar in bella mostra in ufficio- vinto per Still Alice– e una serie di cause a cui tiene molto. A dimostrare che avere una carriera al top, una famiglia e degli interessi è possibile, e se ci si impegna per ottenerli. La sua vita lontana dalle luci della ribalta è semplice. Si sveglia tutte le mattine alle 6.30, fa yoga tre volte alla settimana, scrive libri per bambini. E sta dalla parte delle donne: è una delle sostenitrici di Planned Parenthood, grande organizzazione che educa su temi come salute e contraccezione, e ha appoggiato Hilary Clinton nella corsa alla Casa Bianca. Ha anche la passione dell’interior design per cui, oltre a decorare gli interni di casa sua, ha aiutato ad arredare la stanza in cui si svolge la cerimonia di consegna degli Academy Awards. Sullo schermo Julianne Moore ci ha abituato a tutto, dall’erotismo all’omosessualità, dalla pornografia all’incesto, e i prossimi film che girerà saranno con Todd Heynes e con George Clooney. Intanto dal 2 giugno sarà al cinema diretta dalla sua amica Rebecca Miller nei panni di Georgette, un’influente insegnante di sociologia il cui marito (Ethan Hawke), professore universitario, si innamora di Maggie, una donna molto più giovane di lei (Greta Gerwig), con cui va a vivere. Le due donne non si faranno la guerra ma saranno alleate, conducendo il gioco dove vogliono loro.

La commedia romantica che ha debuttato a Toronto per poi passare dal Festival di Berlino sfida ancora una volta le certezze sociali. Lei e la Gerwig proponete una gestione dei figli che mostra una nuova tipologia di famiglia allargata… «Mi ha molto intrigato il fatto che il personaggio di Maggie abbia un’idea di Georgette basata su quello che le dicono gli altri. Ma incontrandola ha una specie di fulmine, per la sua gentilezza. Tra le mie amiche è capitato spesso di sentire che la nuova moglie o compagna ha un ottimo feeling con la ex del marito, e che i loro figli si trovano bene con entrambe le donne. Mi piace che il film faccia riflettere su questa idea».

Propone anche un approccio molto pratico alla maternità: visto che i fidanzati non durano, non si deve per forza amare qualcuno per diventare madri, basta scegliere un donatore di seme, un amico di amici. È una visione moderna della vita, secondo lei? «Non credo si tratti di praticità. Mi ha toccata molto il fatto che a Maggie manchi la madre, che è stata il suo unico genitore quando era bambina. In questo senso lei non fa altro che ricreare le condizioni in cui è cresciuta, lo trovo quasi romantico».

Recita spesso la parte di donne che hanno una vita disordinata. Nella vita vera ama l’ordine? «In sessanta film ho recitato di tutto, non c’è correlazione tra chi sono e i miei personaggi. Credo però che noi esseri umani cerchiamo di imporre una certa struttura sulla realtà. La società, la religione, la comunità, il governo sono tutti ordini che creiamo per cercare di spiegarci le cose, ma non le conosciamo e non sappiamo come vanno».

Le coppie si sfasciano troppo facilmente, al giorno d’oggi? «Non sono un’esperta, ma basta parlare con chi divorzia, per sentire che non è affatto felice. Le relazioni siano sfidanti, e al loro interno succede di tutto. C’è chi sta insieme e soffre, chi si divide e soffre, chi ce la fa, chi fallisce, le variabili sono tante».

Ha un matrimonio che dura negli anni, qual è il segreto? «Credo che gli ingredienti siano molti, ma a contare è soprattutto il voler essere dove si è: stare, impegnarsi nello stare, è il segreto, o almeno uno dei segreti. L’altro è essere grati della vita che si ha».

Una delle cose che ama di suo marito? «Mi fa ridere! Ho capito da poco che prima di un incontro col pubblico o con la stampa è meglio che non legga i suoi sms: mi è capitato di uscire sul palco con le lacrime agli occhi, non sapevo come fare a trattenermi…».

I film che la fanno ridere, invece, quali sono? «Mi viene in mente uno show tv, Difficult people. Lo conducono Julie Klausner e Billy Eichner e lo adoro, è davvero oltraggioso».

Billy è lo stesso di Billy on the street. L’ho vista in una puntata dello street show che mi ha molto divertita. «Ho iniziato a seguire Julie su Twitter e dopo un po’ abbiamo iniziato a messaggiarci, finchè mi ha chiesto se volevo partecipare al suo show, ma non potevo. A quel punto è subentrato Billy, che mi ha chiesto di prendere parte al suo. E così che sono finita per strada a recitare pezzi di film famosi cercando di ottenere la mancia dei passanti!».

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La Moore con Ethan Hawke in Il piano di Maggie- A cosa servono gli uomini (courtesy film.it).

 

Anche in jeans e giacca blu, come in quel caso, lei ha sempre un’eleganza sobria. «Non mi piace attirare troppo l’attenzione, mi piace essere cool senza farmi notare troppo. Trovo molto interessante il modo in cui si decide di presentarsi al mondo, vale per un’attrice come per qualsiasi donna. Mi rendo conto di fare delle scelte, ogni volta che apro l’armadio, e vado un po’ da un eccesso all’altro. Quando lavoro sono davvero vestita, mi piacciono i tessuti e le forme decise, cose semplici e interessanti allo stesso tempo, mentre quando sto con i miei figli sono molto casual. In entrambe i casi sto attenta ai colori che scelgo, per una rossa è fondamentale non sbagliarli»

La sera che ha consegnato l’Oscar a DiCaprio, in Chanel nero, è stata fantastica. «È stata un’edizione straordinaria, i film in concorso quest’anno erano bellissimi, anche quelli rimasti fuori dalle nominations».

Avrebbe mai immaginato di vincere un Oscar, in vita sua? «Nemmeno per sogno. Mi sono ritrovata ad avere una carriera cinematografica all’improvviso, con tre film usciti quasi in contemporanea. Avevo 32 anni, e fino a quel momento avevo recitato per la tv e il teatro di Broadway, al cinema non pensavo nemmeno. Poi ho incrociato registi del cinema indipendente Usa, come Todd Haynes e Paul Thomas Anderson, che ha cambiato tutto».

Lavora ininterrottamente da molti anni, cosa pensa della condizione delle donne a Hollywood? «Che sta cambiando qualcosa, e se guarda a Il piano di Maggie, in cui siamo tre donne, e la regista è anche scrittrice della sceneggiatura (tratta da un romanzo mai pubblicato di Karen Rinaldi, ndr), si capisce qual è la direzione da seguire. È inutile andare da un uomo e dirgli “devi scrivere più storie sulle donne…”, perché le storie sono soggettive, nascono da un impulso personale. Se si vuole che le cose cambino, in termini di diversificazione, l’unico modo è coltivare un punto di vista femminile».

 

Cover story di F del 6 luglio 2016

© Riproduzione riservata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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