• Info

Cristiana Allievi

~ Interviste illuminanti

Cristiana Allievi

Archivi tag: registi

Wim Wenders, Il cielo sopra Tokio

02 giovedì Mag 2024

Posted by Cristiana Allievi in arte, Attulità, Cannes, cinema, Cultura, giornalismo

≈ Lascia un commento

Tag

Anselm, Anselm Kiefer, artisti, interviste illuminanti, Miti, Oggi settimanale, Perfect Days, pittori, registi, Wim Wenders

Dopo Perfect days, «girato in 16 giorni» e accolto da un successo di critica e pubblico, sta per uscire il suo documentario su Anselm Kiefer, artista «che si ribella all’idea di dimenticare». Qui Wim Wenders spiega che cosa teme: «ll nazionalismo, parente del razzismo»

di Cristiana Allievi

Nell’ultimo anno ha viaggiato in tutto il mondo  con due film. Se si pensa che Wim Wenders, regista, produttore e sceneggiatore di Dusseldorf, ha 78 anni,  e potrebbe finire col vincere un Oscar, si intuisce che ci troviamo davanti a un fatto eccezionale. Ma facciamo ordine. Wenders stava lavorando ad Anselm, un mastodontico documentario sulla vita del pittore e scultore tedesco Anselm Kiefer. Non faceva un giorno di vacanza dal 2019, ed era ancora nel mezzo dell’opera, quando ha ricevuto un invito in Giappone per andare a vedere le nuove toelette pubbliche di Tokio disegnate da 20 firme dell’architettura  giapponese. Nonostante le sue iniziali resistenze, da quella visita è nato un gioiello come Pefect Days (che corre agli Oscar come film giapponese). È la storia di Hirayama (l’ottimo Koji Yakusho, Miglior attore all’ultimo festival di Cannes), un uomo che vive in una piccola casa circondato dalle piante e ha per passione i libri, la musica e la fotografia. È addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokio, si reca al lavoro con il suo minivan, e ciò che fa rivela a poco a poco il suo passato. Wenders ci ha messo solo 16 giorni a terminare le riprese, poi è tornato a Berlino a per terminare Anselm, che finalmente vedremo al cinema dall’1 maggio. Baffetti nuovi, soliti occhiali tondi e toni pacati e gentili, la conversazione che si legge qui sotto è stata fatta in due tempi, fra la Francia e la Svizzera.  

Gli ultimi quattro anni sono stai intensissimi per lei. Non bastasse la fatica  della lavorazione di due film, si è aggiunta la campagna in tutti i festival del mondo in cui ha accompagnato i suoi lavori. Come regge un ritmo simile? «Più invecchio meno le rispondo che è stato facile, sono al limite (ride, ndr)! A Cannes è stato magnifico, perché un film era all’inizio e l’altro alla fine, ma ho capito che due film  da promuove insieme sono davvero troppo».

Il prossimo che vedremo dall’1 maggio è Anselm e racconta un gigante di cui l’Hangar Bicocca di Milano ha la fortuna di conservare un’opera mastodontica come I sette palazzi celesti. «Ci ho lavorato dal 2019 al 2022 e la lavorazione del documentario è stata molto complessa, abbiamo girato sette volte in due anni e mezzo. Inoltre  il lavoro di editing è molto più lungo di quello di un lungometraggio».

Kiefer è un artista “duro” ma lei riesce a renderlo poetico, come se lo spiega? «In realtà Anselm ha lavorato moltissimo con la poesia, non c’è un’opera in cui non abbia usato parole di poesia come complemento. Tutti i suoi dipinti sono fatti con quell’ispirazione, e molte frasi dei suoi poeti preferiti sono suoi alleati, non potevo tralasciare questo aspetto nel mio documentario».

Però l’immagine che se ne ha è quella di un artista  durissimo con la sua arte: la brucia, la distrugge… «Kiefer si ribella all’idea di dimenticare, alle scorciatoie: lui espone la storia e le molte cose brutte che gli uomini si sono fatti gli uni con gli altri. Però capisco quello che dice, io ho voluto coglierne l’aspetto più dolce».

Perché un documentario su di questo artista proprio in questo momento? «Sento che il suo lavoro è molto contemporaneo. C’è la presenza della guerra, del crimine in generale e di un crimine contro la natura. Il terreno dei suoi paesaggi è come un deserto che non vede più acqua da tempo, e vista la situazione del pianeta in questo momento le sue “terre morte” sono più che contemporanee».

Cosa pensa del coinvolgimento di un artista in fatti politici, penso ad esempio ad Agniesza Holland e al suo Green Border presentato alla Mostra di Venezia (Premio speciale della giuria). «Stiamo assistendo a un ritorno di nazionalismo a tutti i livelli, e questo è il passato orrendo dell’Europa. Ogni guerra, e ce ne sono tantissime in Europa, è causata dal nazionalismo, viene sempre da un “non vogliamo questo, uccidiamolo…”. Il nazionalismo tira fuori il peggio della natura umana, è alleato del razzismo. Prima in America, adesso in Europa, la brutta faccia del nazionalismo è sempre una manipolazione dell’arte, che con la violenza vorrebbero glorificasse i dominatori… Quindi il nazionalismo è nemico dell’arte ed è nemico nostro, soprattutto è nemico delle donne, è “history”».

(continua…)

Intervista pubblicata su Oggi settimanale

@Riproduzione riservata

Matthias Schoenaerts: «La forza non conta, a muovermi è il cuore»

27 giovedì Lug 2023

Posted by Cristiana Allievi in arte, Attulità, cinema, Cultura

≈ Lascia un commento

Tag

A time to die, attori, interviste illuminanti, Kursk, Kusrk, Matthias Schoenaerts, Movies Ispired, nuovi uomini, registi, Thomas Vintenberg, Un sapore di ruggine e ossa, uomini

DA BAMBINO ADORAVA MIKE TYSON, DA ADULTO DIETRO AL FISICO POSSENTE NASCONDE UN ANIMO SENSIBILE. COSI’ L’ATTORE BELGA HA CONQUISTATO I REGISTI PIU’ IMPORTANTI. E UNA SCHIERA DI ATTRICI (GRAZIE A SUA MADRE)

di Cristiana Allievi

È entrato in scena anticipando il futuro. Quando ancora non erano iniziate le rivendicazioni di genere, Matthias Schoenaerts rappresentava già un nuovo prototipo d’uomo: forte fisicamente e sensibile nell’animo. Alto, occhi chiarissimi, durante la nostra conversazione si beve un centrifugato. Penso che nonostante la prestanza notevole, ha basato la riuscita dei suoi personaggi sull’empatia. E per imparare lo standard hollywoodiano non ha nemmeno  dovuto volare Oltreoceano: ad Anversa, la sua città, aveva per mentore il padre Julien  Schoenaerts, attore di grande talento misto ad eccentricità (e a disagi psichici). Degli esseri umani, dentro e fuori dallo schermo, lo ha sempre attratto la fatica di stare al mondo, a partire da quella del suo idolo di bambino Mike Tyson. C’è un solo argomento su cui ammutolisce (a differenza di quanto faceva in passato) e sono le sue relazioni sentimentali. È stato fidanzato per cinque anni con l’avvocatessa Alexandra Schouteden, ha avuto una relazione con Pia Miller, modella, ma del presente non parla. Però nel nuovo film di  Thomas Vintenberg, con cui aveva già girato Via dalla pazza folla, sarà un uomo sposato e in attesa di un figlio che non incontrerà mai. La storia tratta dal romanzo A time to die di Robert Moore e che vedremo al cinema dal 27 luglio è basata sul reale incidente di K-141 Kursk, il  sottomarino russo affondato nel mare di Barents il 12 agosto 2000. Lui è  il comandante del Compartimento 7 del Kursk e lotta per salvare i suoi marinai mentre le ventitre famiglie a terra combattono contro l’orgoglio russo e le lentezze burocratiche.

È vero che è stato lei a suggerire a Thomas Vinterberg questo film? «Ho letto la sceneggiatura e ho pensato che fosse il regista giusto. Poco dopo lui ha pensato a me per il ruolo del personaggio principale (ci sono anche la Palma d’Oro Lea Seydoux, nei panni di sua moglie, e il premio Oscar Colin Firth in quelli della marina britannica ndr). Mi ha colpito questa lotta contro il tempo, un tema universale con cui tutti facciamo i conti».

Come si entra nello stato mentale di chi sa di avere ancora poco da vivere? «Il desiderio di farcela è più grande dell’accettazione della morte. Se ti arrendi è la fine, e vuoi sopravvivere per le persone che ami, per la tua famiglia. Questa storia dimostra che per amore puoi tirare fuori una forza che nemmeno immagini di avere».

Una storia girata in spazi ristretti come gli interni di un sottomarino è più difficile da sopportare? «Stare in uno spazio angusto con 25 attori, più altrettante persone della troupe, per sei settimane, è un’esperienza molto forte. Se non diventi matto ne esci trasformato, comprendi molti aspetti incomprensibili in altre circostanze».

Ad esempio? «Ho scoperto la mia grande forza d’animo, o forse è meglio dire che l’ho riscoperta. Anche al cinema, mi ha sempre interessato più il coraggio della brutalità».

Eppure lei è diventato famoso mostrando una forza fisica sexy e brutale.  Ha avuto paura che la trasformassero in un cliché, anche grazie al suo fisico imponente? «Sono fenomeni incontrollabili. Io mi muovo dal cuore, se una storia mi tocca la scelgo, altrimenti no. E a dirla tutta, odio quando vogliono farmi sembrare il bello di turno, preferisco essere brutto quando interpreto un ruolo».

A otto anni lei era già sul palco con suo padre, l’attore di teatro Julien Schoenaerts. «C’è chi sa di voler fare un lavoro da quando è bambino, io non sono così. Da adolescente suonavo, dipingevo, se ce n’era una cosa che non volevo fare a nessun costo era recitare. Certo, per non paragonarmi a mio padre, un uomo da cui sono stato molto distante. Poi, quando è mancato, le cose sono cambiate».

(continua…)

Intervista integrale pubblicata su Donna Moderna del 20 Luglio 2023

@Riproduzione riservata

Denti da squalo, perché vedere questo film

05 lunedì Giu 2023

Posted by Cristiana Allievi in Attulità, cinema, Cultura

≈ Lascia un commento

Tag

attualità, cinema, Claudio Santamaria, davidegentile, Denti da squalo, interviste illuminanti, Regia, registi, Squalo, Wired

di Cristiana Allievi

È UN BUON ESORDIO ALLA REGIA, QUELLO DI DAVIDE GENTILE. IN QUESTO ARTICOLO PER WIRED SPIEGO IL PERCHÉ

.

Se uno dei protagonisti della storia che racconterai è uno squalo, hai più di un problema da affrontare in partenza. Per esempio, come farlo incontrare con il suo coprotagonista, un bambino di 13 anni di nome Walter, senza che quest’ultimo diventi prelibato cibo per predatori. Ma anche come far muovere agevolmente il grosso pesce in un habitat naturale mentre funge da coscienza per il suo coprotagonista, e che quindi deve avere lo spazio e il tempo per osservarlo. Questa ricerca ha segnato l’esordio alla regia di Davide Gentile, classe 1985, che fino a qui si era misurato con cortometraggi e pochissimi attori, non potenzialmente voraci come quello che incontriamo in Denti da squalo.

Walter è un bambino introverso che ha perso suo padre da poco e vive con la madre, con cui cerca di riappacificarsi mentre tenta di guarire anche il trauma della perdita.

La prima inquadratura del film lo vede sulla spiaggia (con un veloce passaggio sul vero padre del protagonista, Tiziano Menichelli, e poco dopo sul vero padre del regista, Enzo Gentile, intento a leggere il giornale). Poi si vedono la casa di Walter, lui che si cambia e che sfreccia con la sua bicicletta nella macchia del litorale romano. Arriva davanti a un cancello chiuso, passa attraverso un buco della recinzione e si ritrova in una villa. C’è una bella piscina sulla cui superficie galleggiano molte foglie, Walter si tuffa e quando si volta vede arrivare verso di sé la pinna di uno squalo.

Una lavorazione complessa

«La domanda che ci siamo fatti era come realizzarlo, abbiamo pensato di utilizzare un vero esemplare erbivoro, ma non me la sono sentita. Se ci fosse stato un incidente con il bambino sarebbe stato terribile, uno squalo vero non è controllabile, e forse non ci avrebbero nemmeno assicurati», racconta il regista. «Siamo passati all’idea di costruirlo con l’animatronica, ma non avrebbe funzionato. La soluzione vincente è stata mescolare le tecniche, lavorare in animatronics con la computer grafica. In Italia gli effetti speciali non sono mai stati fatti a quei livelli, e noi dovevamo lavorare come a Hollywood ma senza i loro mezzi.  Mi hanno proposto una casa di produzione molto piccola ed ero in apprensione, invece hanno lavorato molto bene, sapendo che il risultato avrebbe cambiato la loro carriera, oltre che la mia».

(continua…)

Puoi leggere l’integrale a questo link Wired.it

Martin McDonagh: «Le parole sono pietre (tombali)»

08 lunedì Gen 2018

Posted by Cristiana Allievi in cinema, Golden Globes, Mostra d'arte cinematografica di Venezia, Personaggi

≈ Lascia un commento

Tag

Cristiana Allievi, Golden Globes, Martin McDonagh, parole, registi, sceneggiatore, scrittura, Tre manifesti a Ebbing, verso gli Oscar

A VENEZIA LO AVEVANO PREMIATO PER LA SCENEGGIATURA. IN SALA VINCERANNO I DIALOGHI. E NEL FRATTEMPO IL REGISTA E SCENEGGIATORE IRLANDESE SI AGGIUDICA QUATTRO GOLDEN GLOBES

5617f621-a886-4d05-8d2d-1d3057b702a8.png

Martin McDonagh, regista e sceneggiatore (courtesy The Hollywood reporter).

Secondo il New York Times è uno dei più grandi commediografi irlandesi viventi. Martin McDonagh, anche sceneggiatore e regista, ha vinto ben tre Laurence Oliver Awards per il teatro e un Oscar al cinema per il corto Six Shooter, e i suoi lavori teatrali sono stati messi in scena in oltre quaranta paesi. E sono tutti ambientati in Irlanda, nonostante sia un britannico di origini irlandesi, con doppia cittadinanza. All’ultima Mostra di Venezia ha presentato il suo terzo lungometraggio, Tre manifesti Ebbing– Missouri, nelle sale dall’11 gennaio, che ha scritto e diretto e che ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura. Come lo descrive Frances McDormand, la sua attrice protagonista, lo stile, di McDonagh è “una forma di realismo magico che si fonde con il gotico americano e si basa sull’idea che la gente di provincia non è prosaica ma poetica”. Perfetto, per un mago della parola che viene dalla working class. La storia del film, ambientata nella provincia americana è quella di Mildred, una donna esasperata dall’omicidio insoluto di sua figlia che porta scompiglio nelle dinamiche relazionali della cittadina. E solleva un bel polverone nei confronti dei poliziotti locali, gli ottimi Woody Harrelson e Sam Rockwell.

La sua commedia dark regala articolati dialoghi fra i personaggi, dove ha imparato questo uso della parola? «Ho sempre ascoltato quello che si dicevano le persone, sui pullman, nei caffè. Cercavo di farlo senza giudizio, anche se mi risultava difficile restare neutrale verso le classi sociali più alte. Ma ho sempre saputo che il mio lavoro è vedere l’umanità delle persone, al di là delle idee politiche».

E una certa raffinatezza, da dove viene? «Dal background teatrale, credo anche se il mio primo amore è stato il cinema e agli inizi odiavo il teatro: quello che andavo a vedere in Inghilterra era terribilmente politico e non aveva storia, non succedeva niente per tre ore! È stata la mia fortuna, la spinta a fare qualcosa di diverso».

I primi passi? «Leggendo libri di sceneggiature in biblioteca. Poi a 14 anni ho visto Al Pacino in American Buffalo, e quel linguaggio così forte mi ha colpito molto. Era il 1984 , ho pensato, “allora non è obbligatorio scrivere schifezze…”».

Il suo metodo? «Scrivo tre ore al giorno, e siccome lo faccio a mano, mi regolo sul portare a termine almeno tre pagine».

 Prossimi lavori? «Ho scritto A very, very, very dark matter. Viaggia in profondità negli abissi dell’immaginazione, andrà in scena a Londra nel 2018».

(… continua)

Intervista pubblicata su GQ Italia, dicembre 2017

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Iscriviti

  • Articoli (RSS)
  • Commenti (RSS)

Archivi

  • dicembre 2025
  • novembre 2025
  • ottobre 2025
  • settembre 2025
  • agosto 2025
  • aprile 2025
  • marzo 2025
  • febbraio 2025
  • gennaio 2025
  • dicembre 2024
  • novembre 2024
  • ottobre 2024
  • settembre 2024
  • agosto 2024
  • luglio 2024
  • giugno 2024
  • Maggio 2024
  • aprile 2024
  • marzo 2024
  • febbraio 2024
  • gennaio 2024
  • dicembre 2023
  • novembre 2023
  • ottobre 2023
  • settembre 2023
  • agosto 2023
  • luglio 2023
  • giugno 2023
  • Maggio 2023
  • marzo 2023
  • febbraio 2023
  • dicembre 2022
  • novembre 2022
  • ottobre 2022
  • settembre 2022
  • luglio 2022
  • giugno 2022
  • Maggio 2022
  • aprile 2022
  • marzo 2022
  • febbraio 2022
  • gennaio 2022
  • dicembre 2021
  • novembre 2021
  • ottobre 2021
  • giugno 2021
  • Maggio 2021
  • aprile 2021
  • marzo 2021
  • febbraio 2021
  • dicembre 2020
  • novembre 2020
  • ottobre 2020
  • settembre 2020
  • agosto 2020
  • luglio 2020
  • giugno 2020
  • Maggio 2020
  • marzo 2020
  • febbraio 2020
  • novembre 2019
  • settembre 2019
  • luglio 2019
  • giugno 2019
  • Maggio 2019
  • aprile 2019
  • marzo 2019
  • febbraio 2019
  • gennaio 2019
  • dicembre 2018
  • novembre 2018
  • ottobre 2018
  • settembre 2018
  • agosto 2018
  • luglio 2018
  • giugno 2018
  • Maggio 2018
  • aprile 2018
  • marzo 2018
  • febbraio 2018
  • gennaio 2018
  • dicembre 2017
  • novembre 2017
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • agosto 2017
  • luglio 2017
  • giugno 2017
  • Maggio 2017
  • marzo 2017
  • febbraio 2017
  • gennaio 2017
  • dicembre 2016
  • novembre 2016
  • ottobre 2016
  • settembre 2016
  • agosto 2016
  • luglio 2016
  • giugno 2016
  • Maggio 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • gennaio 2016
  • dicembre 2015
  • novembre 2015
  • ottobre 2015
  • settembre 2015
  • agosto 2015
  • giugno 2015
  • Maggio 2015
  • aprile 2015
  • marzo 2015
  • febbraio 2015
  • gennaio 2015
  • dicembre 2014
  • novembre 2014
  • ottobre 2014
  • settembre 2014

Categorie

  • Academy Awards
  • arte
  • Attulità
  • Berlinale
  • Cannes
  • cinema
  • Cultura
  • danza
  • Emmy Awards
  • Festival di Berlino
  • Festival di Cannes
  • Festival di Sanremo
  • Festival di Taormina
  • Fotografia
  • giornalismo
  • Golden Globes
  • Letteratura
  • Lusso
  • Miti
  • Moda & cinema
  • Mostra d'arte cinematografica di Venezia
  • Musica
  • Netflix
  • Oscar
  • Oscar 2018
  • Personaggi
  • pittura
  • Politica
  • Quella volta che
  • Riflessione del momento
  • Senza categoria
  • Serie tv
  • Sky
  • Sport
  • Sundance
  • Teatro
  • Televisione
  • Torino Film Festival
  • Zurigo Film Festival

Meta

  • Crea account
  • Accedi

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

Privacy e cookie: questo sito usa cookie. Continuando a usare questo sito, si accetta l’uso dei cookie.
Per scoprire di più anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
  • Abbonati Abbonato
    • Cristiana Allievi
    • Unisciti ad altri 88 abbonati
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • Cristiana Allievi
    • Abbonati Abbonato
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra
 

Caricamento commenti...