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Cristiana Allievi

~ Interviste illuminanti

Cristiana Allievi

Archivi tag: Il racconto dei racconti

L’artigiano degli effetti speciali

29 sabato Feb 2020

Posted by Cristiana Allievi in arte, cinema, Cultura, Personaggi

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Tag

Andrea Leanza, Hammamet, Il primo re, Il racconto dei racconti, interviste illuminanti, La Repubblica, truccatori

In che modo Pierfrancesco Favino è “diventato” Bettino Craxi? E come nasce l’orco di Il racconto dei racconti? Grazie all’arte (e ai siliconi) di Andrea Leanza

di Cristiana Allievi

Andrea Leanza all’opera con la collega Federica Castelli. I due truccatori prostetici hanno trasformato Pierfrancesco Favino in Craxi Hammamet.

Dalle mani di Andrea Leanza escono veli al silicone che, montati sulla faccia di un attore, gli regalano una nuova identità. Così Pierfrancesco Favino è letteralmente diventato Bettino Craxi in Hammamet, il film di Gianni Amelio che ha fatto resuscitare il leader anni Ottanta.

Ex bambino appassionato di dinosauri, oggi il nome  di Leanza – da poco candidato di David  di Donatello per il trucco ne Il primo re – appare nei film di Sean Penn, Luca Guadagnino, Ron Howard, Marc Forster e Paul Anderson. Scultore pittore e truccatore “prostetico”, cioè specializzato in protesi,  di fatto costruisce realtà che prima non esistevano. «Ho iniziato per gioco, mi  piaceva sporcarmi le mani con paste modellabili e colori. Ho iniziato modellando ferite finte che mettevo sui miei fratellini e sugli amici, facevamo scherzi pazzeschi a scuola». Trentotto anni, padre odontotecnico e madre con un impiego alla corte dei conti, quando non è su set internazionali Andrea ha come quartier generale Saronno (Varese). Grazie a pongo e das, è cresciuto facendo esperimenti. Poi ha frequentato il liceo artistico Angelo Frattini a Varese, che quest’anno ha compiuto 50 anni, e per l’occasione poche settimane fa ha esposto una testa di zombie. Di cui è esperto, se si pensa che ha creato quelli di World War Z e Resident Evil 6. Ma è maestro anche nei geo modelli, per cui è finito a lavorare per la Geomodel di Quarto d’Antino, a Venezia, di cui è stato per anni il supervisore artistico.

Com’è riuscito a trasformare Favino in Bettino Craxi? «Con Federica Castelli, che lavora con me da quattro anni, abbiamo iniziato a studiare molti mesi prima delle riprese, partendo dalla scansione in 3D della testa dell’attore, in modo da lavorare sui volumi esatti. Quando hai protesi che sfumano sul viso dell’attore e vedi la sua pelle, devi scolpire anche i suoi pori per imitarla. In questo caso invece la testa era completamente protetta, tutto quello che si vede è scolpito da me».

Modifiche al corpo di Pierfrancesco non ne avete fatte? «Abbiamo ridotto il diametro del collo in digitale per avere la protesi più aderente su di lui, perché il gel di silicone si lascia un po’ andare: per dare un’idea, quando prendi le protesi in mano è come avere delle fettine di mortadella. Anche le labbra di Pierfrancesco erano diverse da quelle di Craxi, per avere l’effetto della bocca simile ho dovuto usare una dentiera che allargasse l’arcata. Gli abbiamo coperto anche le palpebre superiori e i lobi».

Quante protesi avete creato per Hammamet? «Sono usa e getta, servivano 9 pezzi per 39 giornate di riprese, più cinque maschere da test, più tutti gli scarti… Direi più di 500».

Amelio le ha chiesto che si vedesse l’attore o scomparisse? «Nel primo test Amelio ci ha chiesto di avvicinarci più possibile all’attore, poi si è reso conto del livello di realismo che potevamo raggiunge, e ci ha chiesto di ottenere la massima somiglianza. Al quarto tentativo abbiamo raggiunto un ottimo equilibrio fra consistenza della portesi, mobilità facciale dell’attore e somiglianza all’originale».

I limiti del suo lavoro? «Sono fisici, come la distanza fra gli occhi, o fra le narici e la bocca, elementi che non posso cambiare. Io posso solo aggiungere pezzi che non esistono per creare illusioni ottiche».

(continua…)

Intervista esclusiva pubblicata su D La Repubblica del 20 febbraio 2020

©Riproduzione riservata

Stacy Martin, «La mia vita in transito».

26 venerdì Apr 2019

Posted by Cristiana Allievi in arte, cinema, Personaggi

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Tag

Attrici, Il racconto dei racconti, interviste illuminanti, Lars Von Trier, Matteo Garrone, MeToo, Quel giorno d'estate, Stacy Martin, Vanity Fair

HA LASCIATO PARIGI DA BAMBINA, E SI È TRASFERITA A TOKYO. POI, QUANDO HA DECISO DI DIVENTARE ATTRICE, HA INTERPRETATO UNA PARTE DI CUI TUTTI HANNO PARLATO. NON STUPISCE ALLORA CHE STACY MARTIN ABBIA VUTO BISOGNO DI TEMPO PER SCOPRIRE LA PROPRIA IDENTITA’ (E PER NON DOVERSI OGNI VOLTA SPOGLIARE)

Stacy Martin, 28 anni, attrice (courtesy CR fashion book)

«Ho tradotto un film in giapponese per il mio fidanzato. Quando ho capito che ce l’avevo fatta mi è sembrato di avere un potere segreto». Qualcosa di simile Stacy Martin deve averlo sviluppato davvero. Forse essere stata catapultata da Parigi a Tokio all’età di sette anni l’ha resa una specie di aliena, obbligandola ad adattarsi a situazioni estreme.

Poi però, quando Lars von Trier le ha proposto Nymphomaniac con un ruolo da drogata del sesso, essere allenata al disagio ha fatto la differenza. Perché con l’ottima performance della giovane Joe, il mondo si è accorto all’improvviso che esisteva una Stacy Martin, e  Miu Miu l’ha presa al volo come volto del suo profumo. Da lì in avanti ha militato nel cinema indipendente (fatta eccezione per Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott), e scelto molto bene i registi con cui lavorare. Padre francese e madre inglese, Stacy vive a Londra con il fidanzato musicista indie rock Daniel Blumberg. Il paio di Dr Martens che indossa con una lunga gonna nera plissettata abbinata a un maglioncino millerighe, insieme alla voce pacata e sottile, racconta che riserva gli estremi solo ai film. A marzo in Francia è uscito Dernier Amour, di Benoit Jacquot, con Valeria Golino e Vincent Lindon, «racconta il periodo dell’esilio di Casanova a Londra, io sono Marianne de Charpillon, l’unica donna che non ha mai conquistato». A breve inizierà le riprese di The evening hour, storia di un giovane che cerca di sopravvivere nel declino della West Virginia, mentre attende di essere diretta da Kirsten Dunst che esordirà dietro la macchina da presa con The Bell Jar, adattamento del romanzo di Sylvia Plath. Intanto dal 30 maggio la vedremo in Quel giorno d’estate di Mikhael Hers. David (Vincent Lacoste), sbarca il lunario a Parigi facendo il giardiniere e affittando stanze. Un giorno nella sua vita arriva Lena (Stacy Martin) e fra i due nasce l’amore, ma la festa finisce qui: un attacco terroristico nel cuore della città gli strappa la sorella e lui si ritrova a fare i conti con una madre mai frequentata, il dolore e un assetto di vita tutto da ricostruire. «Ho accettato il film perché Michael fa bellissimi ritratti di persone e città in fase di transizione. È un tema che mi tocca, trovo molto interessante chi cerca di capire dove si trova».

(continua…)

Intervista esclusiva uscita su Vanity Fair n. 17 dell’1 maggio 2019

© Riproduzione riservata

Bebe Cave: «Il mio salto nel vuoto»

09 martedì Giu 2015

Posted by Cristiana Allievi in Festival di Cannes

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Bebe Cave, Cristiana Allievi, Festival di Cannes, Harry Potter, Helen Mirren, Il racconto dei racconti, Jessie Cave, Matteo Garrone, Salma Hayek, The audience

Prima l’ha sospesa sull’orlo di un precipizio perché fosse terrorizzata. Poi le ha riempito la stanza di palloncini per festeggiare i suoi 17 anni. Bebe Cave racconta il suo incontro con il regista Matteo Garrone che l’ha scelta come protagonista di uno dei tre episodi di cui è composto  Il racconto dei racconti, in concorso all’ultimo festival di Cannes. E adesso, grazie al personaggio di Viola, si ritrova tra le grandi del cinema. 

Ha un padre che, per errore, la condanna a diventare sposa di un orco. Ma lei, la principessa, farà di tutto per sfuggire a questo destino. La figlia del re ha il volto dell’inglese Bebe Cave (pronuncia “Bibi”). È la protagonista di La pulce, l’episodio più bello di Il racconto dei racconti, ottavo lungometraggio del regista di Gomorra, in corsa per la Palma d’Oro all’ultimo festival di Cannes e ancora nelle sale. A teatro è già stata principessa accanto alla regina Helen Mirren, in The Audience. E dopo varie serie tv, ha girato Grandi speranze con Ralph Fiennes ed Helena Bonham Charter. Massa di capelli biondi, frizzante come una bottiglia di champagne, a soli 17 anni è stata sul red carpet della Croisette. Riesco a parlarle dopo le 16, orario inglese, quando terminano le lezioni del suo ultimo anno di liceo.

Bebe Cave, attrice britannica, 17 anni, è la protagonista di uno dei tre episodi di Il racconto dei racconti di Matteo Garrone.

Bebe Cave, attrice britannica, 17 anni, è la protagonista di uno dei tre episodi di Il racconto dei racconti di Matteo Garrone.

Come ti ha trovata Matteo Garrone? «Stava cercando una giovane inglese, ha visto un’intervista che ho fatto insieme a mia sorella Jessie per Grandi speranze, credo l’unica presente in rete!».

 Jessie aveva già recitato in due film della saga di Harry Potter, nei panni di Lavanda… «Infatti originariamente Matteo voleva lei, ma quando ha visto che ha 10 anni più di me, ha cambiato idea, una fortuna sfacciata!».

Raccontaci l’incontro con il regista di Gomorra. «Ero abituata alle audizioni formali, che prevedono almeno due step prima dell’incontro con un regista. Così, quando Matteo è arrivato a Londra di persona, e ha iniziato a mostrami le foto di dove avremmo girato, ero spiazzata. Mi ha parlato per dieci minuti a fila, e quando mi ha chiesto se avevo qualche domanda da fargli ho risposto: “Quante altre ragazze sta incontrando per il ruolo?”. Non avevo capito che mi aveva già scelta, stavo per scoppiare a piangere».

Com’è Garrone sul set? «Attori che avevano già lavorato con lui mi avevano avvisata, non avrei mai più visto niente del genere in vita mia. Matteo ha un modo molto personale di approcciare un film, al secondo giorno di riprese mi ha detto “gireremo la scena in cui sei arrabbiatissima con tuo padre in cima al castello…”. Sono finita attaccata a una catena di ferro, davanti avevo il vuoto e voleva mi avvicinassi sempre di più al precipizio… Ero terrorizzata, sarei potuta cadere giù. Matteo soffre di vertigini, faticava a guardare quello che facevo: ma cercava l’elettricità, voleva che morissi di paura!».

Cosa ti ha insegnato, di fondamentale? «Il suo voler rendere le cose più reali possibili, lo pretende anche dentro una favola! Ma è comprensibile, anche in questo caso si tratta di emozioni umane, e voleva che restituissi a tutti i teenagers quello che ha vissuto Viola. Si è fidato di me, delle parole che secondo me una persona come lei avrebbe detto».

 Poco fa mi raccontavi di non volere che le riprese finissero… «Su quel set, tra Gioia del Colle e Bari, ho passato i due mesi più belli della mia vita. Ho anche compiuto 17 anni, e mi hanno fatto trovare la stanza piena di palloncini e di dolci, non lo dimenticherò mai».

Bebe sul red carpet di Cannes con Vincent Cassel, Salma Hayek e John Reilly (courtesy of bbc.com)

Bebe sul red carpet di Cannes con Vincent Cassel, Salma Hayek e John Reilly (courtesy of bbc.com)

Come sei diventata un’attrice? «Ho iniziato a 10 anni, con la tv, a 14 avevo già capito di non voler fare altro. Con Jessie abbiamo costretto mia madre, un medico, a trovarci un’agente per fare audizioni».

Anche tuo padre è un medico, ti ha sostenuta? «Per papà è  uno shock, non si è ancora abitato all’idea, spera che prima o poi faccia il dottore anch’io, come mio fratello più grande. Siamo cinque fratelli, l’altro maschio è all’università e studia storia, farà il primo ministro. Il terzo è un attore, in famiglia siamo tre contro quattro…».

Con Jessie non c’è nessuna competizione? «Siamo le migliori amiche, forse perché ci separano 10 anni, ma in effetti su una cosa c’è competizione: i vestiti. Ne ha tonnellate, se gliene prendo uno dall’armadio non se ne accorge. Ma se glielo chiedo, guai: me lo nega, è un po’ possessiva!».

Quali attrici hai come modello? «Mia sorella su tutte, e poi Jennifer Lawrence. Ha iniziato da giovanissima e ha affrontato un sacco di problemi, senza mollare. Recita in modo realistico e non ha paura di essere buffa, in un mondo come Hollywood, così ossessionato dall’immagine».

Tempo per l’amore ne hai? «Sono la più giovane, i miei fratelli non mi permetteranno mai di avere un fidanzato! Se mai ne portassi a casa uno, lo butterebbero fuori dalla porta o dalla finestra! Mi vedono ancora come la little sister, ma a 18 anni sarò adulta, si dovranno accorgere che sto crescendo…».

articolo pubblicato su Grazia del 20/5/2015

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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