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HA “RISCHIATO” DI DIVENTARE LOGOPEDISTA. PER FORTUNA, CONSTANCE HA MANTENUTO FEDE ALLA SUA VOCAZIONE: DIMOSTRARE CHE LA FAMA SERVE A DARE VOCE A CHI NON NE HA
di Cristiana Allievi – Foto di Gareth Cattermole

Stava per diventare logopedista. Non si trattava di una passione, però. Era piuttosto una spinta, datale da un fidan- zato che non reputava il mestiere di attrice un’occupazione abbastanza stabile. Eppure Constance Wu a 12 anni aveva già iniziato a lavorare nel teatro locale di Richmond, dove è cresciuta, per volare a New York a 16 a studiare alla scuo- la di Lee Strasberg. E mentre piegava magliette da Gap per sbarcare il lunario, i suoi primi film passavano dal Sundan- ce. Qualche anno dopo si è trasferita a Los Angeles, dove le cose hanno iniziato a ingranare. Il grande pubblico l’ha conosciuta grazie alla serie tv asiatico-americana Fresh Off the Boat, mentre con l’interpretazione della newyorkese che va a Singapore per incontrare la famiglia del fidanzato, inCrazy & Rich, la seconda sitcom familiare mai prodotta dall’Asia, si è aggiudicata il primo Golden Globe. «Essere un’americana asiatica lo considero un privilegio», racconta dalla sua casa a Silverlake, in California, dove vive con il co- niglio Lida Rose. «Ogni artista ha una qualità precisa, che sia la faccia, la tecnica, la voce o la sensualità: qualsiasi cosa è un privilegio da riconoscere e mostrare al mondo. Ma non è un mio particolare merito aver saputo rendere l’umanità dei personaggi asiatici sullo schermo: più che altro erano scarsi i contenuti precedenti», dice con schiettezza.
L’anno scorso era entusiasta per la nomination di San- dra Oh agli Emmy, ma anche arrabbiata per il fatto che fosse stata la prima donna di origini asiatiche nominata per un ruolo da protagonista. «Credo dica qualcosa della cul- tura in cui viviamo e di quello che si pensa valga la pensa raccontare». Ora è al cinema con Le ragazze di Wall Street – Business is business, un film ispirato a un articolo di Jessica Presler intitolato “The Hustlers at Score”, truffatori al pun- teggio, uscito sul New York Times e diventato virale. Basa- to su una storia vera, racconta di un gruppo di stripper che si inventano un modo poco ortodosso per spennare ricchi clienti di Wall Street: uomini che nel film sono insignifican- ti, hanno a malapena dei nomi. «Succede perché questa sto- ria non è stata scritta per loro, cosa che accade alle donne da sempre: non avere personaggi femminili di sostanza. Credo che gli uomini cerchino di separarci perché sanno che non c’è niente di più forte e di più bello di quando siamo uni- te». Nel gruppo di spogliarelliste dirette dalla regista Lore- ne Scafaria, Wu è Destiny e fatica a mantenere se stessa e la nonna da cui vive. «È una donna che non è cresciuta con particolari privilegi, non ha avuto né assistenza sociale né l’opportunità di frequentare una buona scuola. Ma è mol- to intelligente e usa la sua posizione per fare qualcosa nella vita che persone come lei non riescono a fare. È una donna che vorrei come amica».
(…continua…)
Intervista integrale pubblicata su D La repubblica 9 NOVEMBRE 2019
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