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L’attore francese, protagonista del film delle sorelle Coulin da giovedì 27 febbraio nei nostri cinema: «La responsabilità in queste situazioni è sempre per metà loro e per metà dei genitori»
di Cristiana Allievi

Noi e loro è ispirato alpluripremiato romanzo Quello che serve di notte di Laurent Petitmangin e vede Lindonaffiancato da due giovani talenti del cinema francese, Benjamin Voisin (Estate ’85, Illusioni Perdute) e Stefan Crepon (Peter von Kant, Lupin). È uno di quei film che sembrano un vestito comodo da indossare per il Vincent di Francia, che ultimamente è stato padre convincente anche in Titane (Palma d’Oro a Cannes). In questo caso, poi, la forza recitativa si alimenta anche di circostanze di attualità. «Nel film sono un uomo vedovo che ha due figli maschi. Uno è molto bravo a scuola, andiamo a Parigi a iscriverlo al Politecnico. L’altro figlio invece se la spassa con un gruppo di uomini di estrema destra. Arriverà a uccidere qualcuno, finirà in carcere e io mi ritroverò a cercare di aiutarlo».
«Con il cinema cerco di risvegliare le coscienze»
Lei è padre di due figli, immagino si interroghi da anni su come non finire in una situazione come quella descritta da Noi e loro.
«Nel film uno dei miei due ragazzi si radicalizza per seguire un percorso di estrema destra con un gruppo, un fatto che oggi vediamo accadere spesso nel mondo. In questo caso parliamo di politica, ma è un fatto che potrebbe succedere con la religione, con una setta, con la dipendenza da droghe o alcol. La domanda è come si arriva a questo punto? Perché io, da genitore, ho il 50 per cento di responsabilità, l’altro 50 è di mio figlio. E qui la storia si allarga».
E include tutta una famiglia.
«Sempre nel film, la madre dei miei figli è morta, e per un figlio rimanere senza madre è la sofferenza più grande al mondo. Ma non è solo la loro madre, è anche mia moglie. Quindi anche io ho perso l’amore, e il mio modo di sopravvivere è stare il più possibile in fabbrica, poi andare a farmi una birra per non tornare a casa e ricordare come era la mia vita prima, con tutta la famiglia. L’altro figlio, invece, reagisce alla perdita della madre studiando e cercando di spostarsi dalla provincia a Parigi, per avere successo. E qui entra nella storia un altro aspetto, il capitalismo».
(continua…)
Intervista integrale su 7 Corriere della Sera
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