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SESSANT’ANNI FA, UN BRAVO RAGAZZO DIVENTA L’ASSASSINO DELL’ULTIMO FILM DEI CLOONEY. LO STESSO RAGAZZO, ORA SI FA RIMPICCIOLIRE PER IL BENE DEL MONDO. PERCHE’ L’ODIO, E LA GENEROSITA’, SONO SEMPRE ATTUALI

L’attore e produttore Matt Damon,
Nelle mani di George Clooney l’attore, sceneggiatore e produttore, figlio di un banchiere e di una professoressa di pedagogia, non sarà un bravo ragazzo, anzi: dal 14 dicembre al cinema incarnerà una massiccia dose di ferocia e follia. Suburbicon, la commedia dark diretta dal regista premio Oscar e passata in competizione all’ultima Mostra di Venezia, è un incrocio fra un soggetto dei fratelli Coen e la storia di un documentario girato in Pennsylvania nel 1957 scovato dallo stesso Clooney. Racconta la periferia americana degli anni Cinquanta, quando molte famiglie realizzano il sogno di avere una bella casa con tanto di giardinetto e garage, e tutto sembra assolutamente perfetto. Vale anche per i coniugi Gardner (Damon e Julianne Moore) e il loro figlio undicenne, ma solo finchè arriva in città una distinta coppia di neri a scatenare gli istinti peggiori dell’intera comunità, portando Damon a perdere totalmente il controllo. Poi, da gennaio, l’attore ci porterà nel futuro distopico di Downsizing-Vivere alla grande, diretto da Alexander Payne, in cui accetterà l’unica soluzione possibile alla crisi economica imperante: farsi rimpicciolire per avere un impatto small sull’ecosistema e per vivere una vita da benestante.
Chi è questo Gardner Lodge secondo i Coen e Clooney? «È un marito modello, ma anche un uomo malato di controllo. Ama sua moglie Margaret solo perché rinforza la sua idea di poter gestire tutto, cosa che in realtà non accade, e soprattutto perchè nessun altro gli da retta».
Le vicende sempre più dark di questa storia sono una grande metafora? «Sono un termometro, mostrano il livello di rabbia e di odio che c’è in questo momento nel mio paese. Pensi che io sono un bianco che va in giro ricoperto di sangue ad ammazzare la gente, ma la cosa non interessa a nessuno perché sono tutti occupati a infierire contro una rispettabile famiglia di neri. È da non credere».
Amici e colleghi dicono che lei è davvero un bravo ragazzo: dove mette la sua parte oscura? «Finisce tutta nel lavoro, dove posso fare cose che alle altre persone sono concesse solo in terapia e a pagamento».
È un tipo d’uomo che ama il controllo? «Mi è impossibile per costituzione, sono abituato da sempre ad accettare le situazioni così come si presentano».
(… continua)
Intervista pubblicata su GQ Italia, dicembre 2017
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