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~ Interviste illuminanti

Cristiana Allievi

Archivi tag: Al Pacino

Jack Huston «Non ho conosciuto mio nonno John, ma sarebbe orgoglioso di me».

13 venerdì Dic 2024

Posted by Cristiana Allievi in arte, Attulità, Cultura, Mostra d'arte cinematografica di Venezia, Personaggi

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Al Pacino, Angelica Huston, Cristiana Allievi, Garden of Eaden, House of Gucci, Il giorno dell'incontro, interviste illuminanti, Jack Huston, John Huston, Michael C. Pitt

A 42 anni, con un passato importante di attore e produttore diventa regista sulle orme del grande capostipite di una famiglia che è sinonimo di cinema. «Racconto il viaggio di redenzione di un boxer irlandese che esce dal carcere: una storia di speranza e perdono».

di Cristiana Allievi

Il regista e attore Jack Huston, 42 anni (a destra) sul set di Il giorno dell’incontro con l’attore protagonista, Michael C. Pitt (courtesy Jeong Park).

«Il Natale per noi è un grande raduno.  A volte siamo in America e andiamo a pranzo da mia zia Angelica a Three Rivers, un posto bellissimo fuori Los Angeles. Altre volte voliamo in Inghilterra, dove vive l’altra parte della mia famiglia. Appartengo a una grande tribu’ e siamo un po’ degli zingari». Jack Huston si presenta all’intervista con un look total white, è alto e ha i capelli pettinati all’indietro. Soprattutto ha uno charme particolare. Da una parte Jack discende dalla dinastia cinematografica americana Huston composta da Angelica, Danny e John, dall’altra appartiene all’aristocrazia inglese che risale al primo ministro Robert Walpole e alla famiglia di banchieri Rothschild (nelle sue vene scorre anche  un pizzico di sangue italiano, quello della nonna paterna, la modella e ballerina Enrica Soma). I suoi genitori hanno divorziato quando aveva tre anni, e questo deve aver contribuito a fargli trovare  rifugio in un altro mondo, visto che è diventato attore a sei anni recitando in Peter Pan. Cresciuto a Londra, viveva a Notting Hill quando la sua carriera di attore partiva con il piede giusto,  la serie tv HBO Boardwalk Empire prodotta da Martin Scorsese. Da lì in avanti non ha fatto che volare alto, con quello straordinario gruppo di attori brit (vedi alla voce Robert Pattinson, Andrew Garfield, Sam Clafin ed Eddie Redmayne) che l’America ha ingaggiato al volo appena si sono affacciati sulla scena. Se glielo fai notare, il suo commento è british, «in Inghilterra abbiamo ottime scuole di recitazione». Con The garden of Eden, Wild Salomè di al Pacino e House of Gucci con Ridley Scott ha dimostrato di essere un ottimo attore, e dal 12 dicembre sarà nelle sale con il debutto da regista e una storia che ha scritto, diretto e prodotto, Il giorno dell’incontro (Movies Inspired), un lavoro glam in bianco e nero. Proiettato all’ultima Mostra di Venezia, dove avrebbe meritato di finire in Concorso, è la storia di Mike Flanagan (l’ottimo Michael C. Pitt), un boxeur un tempo famoso che vive il suo primo giorno di uscita dalla prigione. Si imbarca in un viaggio di redenzione in cui incontra e scioglie tutti i nodi del suo passato, mentre si prepara a tornare sul ring rischiando la vita per le persone che ama.  

È una storia  struggente, che ha scritto di suo pugno, come è nata? «Sono stato ispirato da un documentario di Stanley Kubrick del 1951, su un combattente della Seconda guerra mondiale che vince il suo incontro al Madison Square Garden ed esce dal tunnel buio in cui si trovava. Ho pensato di sviluppare il tema in un film di narrazione perché in realtà quell’uomo,  in vita sua, aveva combattuto per tutto. Mi interessava esplorare l’idea di cosa fai quando sei conscio di avere un solo giorno che ti resta da vivere. Mickey fa introspezione e fondamentalmente inizia un viaggio di redenzione in cui alla fine ritrova le persone che ama davvero, è una storia di speranza e di perdono».

(continua…)

Intervista pubblicata su 7 Corriere della Sera

© Riproduzione riservata

James Marsden, «Il tempo rende migliori»

17 mercoledì Apr 2019

Posted by Cristiana Allievi in cinema, Lusso, Moda & cinema, Personaggi

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Tag

Al Pacino, Brad Pitt, C'era una volta a Hollywood, interviste illuminanti, IWC, James Marsden, Laureus, Leonardo di Caprio, Montecarlo, Quentin Tarantino, Sport

L’evoluzione di James Marsden, l’uomo che dalla trilogia di X-Men e Superman passa direttamente a Quentin Tarantino.

«Grazie per non avermi chiesto quale supereroe vorrei essere nella vita». La fine della conversazione con James Marsden illumina tutto ciò che è venuto prima. Siamo a Monaco, dove ha appena presentato la Laureus World Sports Awards, la notte degli Oscar dello Sport. Un universo a cui è stato introdotto dal marchio del lusso IWC, «da cinque anni sono come una famiglia per me, e voglio guardare alla mia carriera con lo stesso orgoglio con cui loro guardano alle loro creazioni».  46 anni e altrettanti film all’attivo, è stato uno degli eroi della trilogia di X-Men e di Superman. Ma invece di una conversazione su sport e cinema, come ti aspetteresti da un uomo con il suo fisico, gli occhi color blu mare e i denti di un bianco scintillante, lui rilancia. E snocciola visioni esistenziali più ampie, passando dal baseball ai suoi tre figli, senza schivare il doloroso divorzio, (anche se preferisce non menzionare la parola). Dettagli che spiegano come mai uno come Quentin Tarantino lo abbia voluto in C’era una volta ad Hollywood, il film in cui lo vedremo a fine agosto accanto a Leo DiCaprio, Brad Pitt e Al Pacino.

Che sport ha praticato, da ragazzo? «Sono cresciuto in Oklahoma, lì c’erano molto basket, calcio e baseball. Io ero piccolino di statura in confronto a quei giganti del Midwest, e finivo spesso nelle linee laterali. Ma a dire il vero all’epoca mi interessavano più l’arte, il teatro e la musica. È stato dopo il liceo che ho iniziato ad appassionarmi davvero allo sport, scoprendo di essere molto portato».

E cosa è successo? «Sono diventato molto competitivo, il mio ego è uscito allo scoperto. Le dico solo che la mia fidanzata oggi non vuole nemmeno fare un gioco di società con me, dice che devo sempre vincere». 

Le sue più grandi conquiste, fino a qui? «I miei tre figli, la ragione per cui faccio tutto quello che faccio. Imparo tanto quanto insegno loro, se non di più, essere padre è il cuore della mia identità. Il più grande ha 18 anni, in lui vedo il buono che c’è in me».

Cosa l’ha sorpresa di più di loro, fino a oggi? «Io e la mia ex moglie, con cui oggi c’è per fortuna una buona amicizia, li abbiamo cresciuti tutti allo stesso modo. Ma abbiamo dovuto adattarci leggermente a ciascuno di loro, perché arrivano con un codice personale. E soprattutto ti devi ricordare che quando vengono al mondo non sono più tuoi».

(continua…)

Intervista esclusiva per GQ Italia di marzo 2019.

© Riproduzione riservata

Al Pacino «Perchè mi sono immedesimato in Oscar Wilde? Perché è un genio».

11 mercoledì Mag 2016

Posted by Cristiana Allievi in cinema, Miti

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Al Pacino, An evening con Al Pacino, Bono Vox, Cristiana Allievi, Erodiade, Franco Dragone, GQ, Jessica Chastain, Napoli, Napoli Teatro Festival, Oscar Wilde, Where the white man runs away, Wilde Salomé

Dopo settimane di polemiche e trattative il divo americano arriva comunque in Italia. Se non in carne ed ossa, per il Napoli Teatro Festival, al cinema con la sua Wilde Salomé.

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Al Pacino, 76 anni, è scrittore, regista e attore di Wilde Salomé (courtesy of film-review.it)

Al Pacino è un uomo da scintille. La sola idea del suo arrivo a Napoli, ancora non confermato dalle autorità locali, sta infiammando da settimane l’intera Campania, soprattutto per questioni economiche. Il direttore artistico Franco Dragone, regista italo-belga tra gli ideatori del Cirque du Soleil, vorrebbe la star di hollywood al Napoli Teatro Festival, il 13 e 14 giugno prossimi. Ma pare che il contratto per due serate del recital An evening con Al Pacino si aggirerebbe intorno ai 700 mila euro, equivalente del finanziamento a un teatro pubblico per un’intera stagione, motivo per cui il presidente della Fondazione Campania dei Festival, Luigi Grispello, conti alla mano, tentenna.

Ci sarebbero sponsor privati disposti a sborsare, sicuri dei guadagni che ne deriverebbero, ma tutto salterà se la Fondazione non ci metterà del suo. Mentre la trattativa procede a singhiozzi, Pacino arriva comunque in Italia: da domani sarà infatti nelle sale Wilde Salomé, da lui scritto, diretto e interpetato. È un ambizioso tentativo di unire il teatro al cinema e di mostrare al pubblico un’opera controversa e poco nota di Oscar Wilde.

Nel 2006 Pacino aveva portato in teatro la Salomé dello scrittore, calandosi nei panni di se stesso e di Erode e facendo interpretare Erodiade da Jessica Chastain. Da quello spettacolo ha deciso di realizzare il docu-film Wilde Salomé, portato personalmente alla Mostra di Venezia nel 2011. A dieci anni dalla prima teatrale lo spettatore vedrà sullo schermo la fatica delle prove, le riflessioni di Pacino sul desiderio di Erode per Erodiade e i suoi viaggi sulle tracce di Wilde tra Londra, il deserto del Mojave e Dublino, dove incontra addirittura Bono Vox disposto a parlare dello scrittore.

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La danza dei sette veli di Jessica Chastain in Wilde Salomé

Attualmente sul set di Where the White man runs away, l’attore americano racconta come il genio letterario del secolo scorso abbia influenzato la sua creatività. «Perché mi sono immedesimato con Wilde? Forse perché è un genio ma anche un uomo che è stato messo a dura prova dalla vita e dal suo tempo. Mi attrae la sua capacità di rischiare tutto e saltare nell’ignoto». A Pacino non manca certo il coraggio di sperimentare, leit motiv della sua carriera. «Credo che la mia propensione a rischiare mi venga dalla paura, ma non so di cosa», ammette il divo. «So che c’è qualcosa, nel rischio, di folle e tremendamente appagante allo stesso tempo. Il modo di raccontare che vedrete non è per niente tradizionale, è un esperimento. E anche in questo caso lo spettatore si dovrà fidare di me, lasciandosi trasportare».

Un altro ottimo motivo per non perdere il film è Jessica Chastain, che con questo lavoro, e Pacino come insegnante di recitazione, ha iniziato la sua carriera sul grande schermo. «Jessica ha rappresentato il suo personaggio semplicemente in modo ideale, quasi celestiale. Senza di lei non avrei potuto fare Salomé», conclude il regista. Ma noi l’abbiamo vista, con le labbra rosso fuoco, i capelli sciolti al vento e il seno nudo. E di celestiale promettiamo poco…

Articolo pubblicato a maggio 2016 su GQ Italia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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