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La modella brasiliana Ana Beatriz Barros, 36 anni.
«Da quando ho avuto mio figlio porto il 42 di scarpe, mi è cresciuto il piede di un numero». Scherza, Ana Beatriz, mentre prova gli stiletti per il servizio fotografico. Voce profonda e un marcato accento brasiliano nel suo inglese, quello di queste pagine è il primo lavoro che accetta da quando è rimasta incinta di Karim, avuto con l’imprenditore egiziano Karim El Chiaty, sposato nel 2016 a Mykonos. «Mio figlio ha nove mesi ed è la mia priorità assoluta. Ricordo quando viaggiavo quattro giorni alla settimana, dormivo sugli aerei e passavo il resto della giornata sui set fotografici. Quando sei molto giovane lo puoi fare. Devi essere capace di stare da sola, non sa quanti compleanni ho passato in una stanza d’albergo… Ma ero molto focalizzata: io il successo l’ho cercato, da subito». Barros modella lo è nelle viscere, nonostante la sua vita di moda sia iniziata come quella di tante colleghe: è stata scoperta da un agente dell’agenzia Elite in spiaggia che aveva solo 13 anni. Poi ha vinto vari concorsi di bellezza, finché Guess l’ha lanciata con una campagna. Da lì in avanti ha lavorato per i più grandi della moda, da Victoria’s Secret a Chanel, da Gucci a Dolce & Gabbana, finendo sulle copertine delle riviste di moda più importanti al mondo nonché fra le divine del calendario Pirelli. Siamo nella suite veneziana dell’hotel Aman Venice, fuori vorrebbe piovere ma non succederà, mentre Ana mi racconta che sono già passati 23 anni da quando ha iniziato a fare la modella.
Cosa ricorda della sua infanzia? «Mio padre è un ingegnere meccanico, sono cresciuta in Brasile cambiando città ogni due anni. Uno dei miei ricordi più belli sono le vacanze dai nonni, nella loro fattoria a Mina Gerais, nel centro del Brasile. Andavamo a cavallo nella campagna, era meraviglioso».
Cosa è rimasto nei suoi occhi, di quell’epoca? «Il fiume, gli animali, il colore verde… Ancora oggi le amo stare dove ci sono l’acqua e il verde, è la cosa che preferisco al mondo».
Soffrirà, a vivere a Londra…«La nostra casa in South Kensington è piena di arte colorata, abbiamo molti dipinti e statue di artisti brasiliani, è una casa allegra».
Quanto è stata ferma per la maternità? «Un anno e mezzo, e mi mancava il lavoro. Adesso che Karin ha nove mesi posso tornare a lavorare, non con i ritmi che avevo prima di lui, naturalmente».
Sta allattando Karim? «L’ho fatto fino a sei mesi, poi ho perso il latte, altrimenti sarei andata avanti».
Com’è essere madre? «Tutti mi avevano detto che avere un figlio è bellissimo, ma finché non provi la sensazione in prima persona non puoi capire quanto sia magico. Per me essere madre è la cosa più bella che mi sia successa fino a qui».
Ha la sua famiglia intorno che l’aiuta? «Ho partorito in Brasile, poi siccome mio marito lavora in Egitto, a Londra, in Arabia, siamo dovuti venire via. Abbiamo una tata che ci aiuta».
Come vi siete conosciuti lei e suo marito? «In un bar di New York, mi ha chiesto come mi chiamavo e un suo amico gli ha detto “ma non si chi è?”. Dopo quella volta ci siamo incrociati in altre due occasioni, se le racconto come non ci crede».
Sono tutta orecchi. «Stavo prendendo un caffè a Soho, e me lo sono ritrovato davanti. Qualche giorno dopo, ero a nord di Manhattan, dove non vado mai, e una mia amica stava facendo shopping. Stava provandosi non so quante paia di scarpe, ci metteva così tanto che le ho detto “io vado a fare due passi”. Ed ecco che lui passa di nuovo davanti a me… ».
A quel punto cosa gli ha chiesto se la stava seguendo. «No, ho pensato che forse era il caso di scambiarci i numeri di telefono! Sono abituata a chi cerca di attaccar bottone, non do confidenza a nessuno. Ma la terza volta… non potevo far finta di niente, infatti Karim mi ha chiesto il numero di telefono».
(… continua)
Intervista di copertina pubblicata su Grazia, n. 42 del 4/10/2018
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