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L’attore Valerio Mastandrea, 46 anni.

AL CINEMA È UN UOMO CHE VIVE IN ISOLAMENTO PERCHE’ HA PAURA DEI PROPRI SENTIMENTI. LA STESSA SFIDA CHE L’ATTORE HA DOVUTO AFFRONTARE ANCHE FUORI DAL SET, DOPO UNA SEPARAZIONE DOLOROSA. FINCHE’ HA SCOPERTO, COME RACCONTA, CHE PER STARE BENE BASTA NON TEMERE DI ESSERE AMATI

«Oggi ti deluderò, invecchiando si peggiora». Scherza, Valerio Mastandrea, ma ascoltandolo parlare mi accorgerò presto di quanto sia vero il contrario. L’occasione del nostro incontro è il film Tito e gli alieni, di Paola Randi, passato in anteprima al festival di Torino e al cinema dal 7 giugno. «Sono almeno sei anni che ho smesso di credere che il lavoro non influisca sulla mia vita, un film lo fa addirittura quando scelgo di girarlo, oltre che dopo. Tito e gli alieni è arrivato in un momento molto delicato, in cui ero solo, in mezzo a un deserto, come accade in una scena del film. È un’immagine che mi rappresentava molto». Nella scena l’attore è seduto su un divano, in mezzo al nulla, sotto un cielo di stelle. Una metafora che racconta la sua separazione da Valentina Avenia, attrice e autrice tv con cui ha avuto il primo figlio, Giordano, otto anni. E pensare che solo una manciata di anni fa, Valerio mi avrebbe detto “per favore puoi non chiedermi niente di me e parlare solo del film?”. L’arrivo di Giordano, mi accorgo,  dev’essere stato un po’ come quello di Tito e Anita nel film. Sono i suoi nipoti di 7 e 16 anni che, rimasti orfani, lo raggiungono in Nevada, dove lui è uno scienziato vedovo e solitario che lavora vicino all’Area 51, una zona militare a nord di Las Vegas. I due lo strapperanno alla solitudine e all’isolamento in cui vive dopo aver perso la moglie. Nella vita vera Valerio Mastandrea era un ragazzo timido che ha iniziato ad andare in tv a 19 anni (dopo il liceo scientifico e due anni di università), grazie a Maurizio Costanzo che gli ha dedicato intere puntate del più famoso talk show italiano. Oggi di anni ne ha 46 e oltre a lavorare in teatro è un pilastro del nostro cinema, con un centinaio di film all’attivo e collaborazioni con Virzì, Archibugi, Scola, Vicari, Piccioni, Ozpeteck, e persino Rob Marshall, che lo ha voluto negli Usa in Nine. All’ultimo festival di Cannes è stato il fratello di Riccardo Scamarcio in Euforia, secondo film di Valeria Golino. E presto vedremo il suo primo lavoro da regista, Ride, che ha per protagonista la sua nuova compagna, Chiara Martegiani, con molta probabilità alla prossima Mostra di Venezia.

Tito e gli alieni è un film molto originale. Fra i momenti toccanti che regala c’è la scena in cui lei fa le prove per prepararsi a ricevere i suoi nipotini. Ne ha fatte anche prima di diventare padre? «Meno ne fai e meglio è, quando le emozioni non passano dalla mente fanno meglio a tutti».

Sbaglio o suo figlio Giordano le sta insegnando a lasciarsi andare di più? «È così. Lui è il più bel viaggio della mia vita, e forse anche il più sano, il più reale. Credo sia il motivo per cui diventare genitori spaventa».

La sta aiutando anche a diventare più consapevole della sua storia di figlio? «Un amico mi ricorda spesso “un figlio ti scandisce il tempo che ti resta”, è una frase tremenda ma anche molto vera. Significa che se non hai fatto i conti con quello che sei stato, è meglio che ti sbrighi a farli. È quello che racconta Tito e gli alieni, in modo toccante».

(continua…)

Intervista pubblicata su Grazia n. 24 del 31/5/2018

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