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Estrae dalla borsetta un paio di occhiali da presbite, e mi legge alcune parole che pronuncerà a breve, ritirando un premio alla carriera. Un gesto semplice e apparentemente insignificante, ma che sembra dire “sono molto rilassata rispetto al passare del tempo”. Ho davanti a me Juliette Binoche, la donna che “se ne frega”. Ha detto no a Jurassic Park di Spielberg e a Mission: Impossibile con Tom Cruise, per evitare i tic della fama hollywoodiana, ma ha fatto lo stesso anche con gli inviti a cena da parte di Bill Clinton e di Francois Mitterand. Poi però, quando le va, si butta in imprese più che rischiosep e run’attirce del suo calibro: nel 2008 aveva danzato al National Theatre con un guru come il coreografo Akram Khan, e l’anno scorso ha cantato nel disco tributo che il pianista Alexandre Tharaud ha reso alla cantante e attrice francese Barbara. Pantaloni a palazzo neri su tacchi vertiginosi, ha un fisico davvero invidiabile e soprattutto una luce negli occhi che a 53 anni le regala un’incredibile freschezza. L’ho appena vista in due film,  il primo è L’amore secondo Isabelle, di Claire Denis, al cinema dal 19 aprile, tratto dai Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes e adattato dalla scrittrice Christine Angot. Qui interpreta un’artista separata dal marito che cerca negli uomini e nell’amore qualcosa di assoluto, ruolo per cui ha ottenuto nomination come miglior attrice ai César, agli EFA e ai Prix Lumières. L’altro film è la commedia di Noémie Saglio Tale madre tale figlia (ancora inedita in Italia), in cui lei è la madre divorziata e spensierata di una trentenne molto metodica e organizzata. Le due vivono sotto lo stesso tetto e si ritrovano ad aspettare un figlio nello stesso momento, mal sopportando l’idea. Nella vita vera Juliette ha avuto due figli da uomini diversi, Leos Carax e Benoit Magimel,  e custodisce molto caparbiamente i dettagli delle sue relazioni. Tanto che, dopo un lungo ritorno di fiamma con un suo ex, l’attore e musicista Patrick Muldoon, non conferma (né smentisce) di essere single.

Com’è stato calarsi in una donna alla disperata ricerca d’amore? «Ho sempre amato indagare questo tema e le sue difficoltà, perché ci riguardano tutti. La sceneggiatura è di una donna che ha sempre scritto romanzi, questa è la sua prima volta al cinema. È stata anche la mia prima volta con Claire Denis, la complicità di tre donne è stata straordinaria».

 Nel film la donna cerca il vero amore, per lei esiste? «Dipende da cosa intende per vero amore. Quello che dura per sempre? È dentro di noi, se lo cerchiamo fuori non esiste, ed è il motivo per cui soffriamo così tanto».

Ha dichiarato “i nostri partner possono aiutarci a trovare l’amore che abbiamo dentro di noi ”. «È così, e se non ti aspetti niente dall’altra persona le cose vanno anche meglio».

Nella sua vita quattro uomini hanno tentato di sposarla  non è mai successo, perché? «Non era mai il momento giusto, me lo hanno chiesto sempre quando le cose andavano male. Comunque non ho mai detto “no”, semplicemente non ho risposto…».

Cantare, danzare, mostrarsi nuda sul set sembrano situazioni che sembrano non spaventarla. C’è qualcosa che ha il potere di farlo? «Scherza? Sono terrorizzata quando faccio queste cose, non ne parliamo di cantare! Ma credo che si debba entrare nelle proprie paure, e parlando di Barbara non potevo non cantare, l’ho fatto da attrice. Ho scoperto molte cose nuove sulla voce, e su come mettere le mie emozioni nel canto, lo stesso ho fatto nella danza… Insomma, non sono vaccinata, ho paura come tutti».

(continua…)

Intervista integrale pubblicata su Grazia del 12 Aprile 2018

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