Tag
Alfonso Cuaron, Città del Messico, Gravity, interviste illuminanti, Marina de Tavira, Messico, Roma, storia di famiglia

Una scena di Roma, di Alfonso Cuaron, Leone d’Oro all’ultima Mostra del cinema di Venezia.
Usare il bianco e nero per raccontare una storia del 1971 restando nel qui e ora, senza fa pensare a Orson Welles e alle sue ombre lunghe, parlando di ciò che il Messico è diventato. C’è tutto questo in Roma, di Alfonso Cuaron, Leone d’Oro a Venezia, su Netflix dal 14 dicembre. Premio Oscar nel 2014 per Gravity, e in ballo su una serie horror con Casey Affleck, in regista torna nella città del Messico della sua infanzia. Lo fa attraverso la protagonista Cleo (Yalitzia Aparicio), fedele riproduzione di Liboria, la domestica che lo ha realmente cresciuto, tenendo insieme i cocci rotti di una madre distrutta dai tradimenti coniugali. Roma è il quartiere borghese dove ha casa la famiglia Cuaron. «Volevo esplorare i miei ricordi, ma anche l’approccio alla memoria. Ho fatto ricerche infinite, ho ricostruito dettagli incredibili della vera vita di Cleo. Sono messicano, sono cresciuto proprio in quei luoghi, penso in chilango, ma negli ultimi 30 anni non ho vissuto lì, e lavorare agli angoli e ai dettagli per confrontarli con il presente, che era completamente cambiato, è stato difficilissimo: per la mia troupe ogni singolo posto era carico di presente, per me era impregnato di passato, un continuo conflitto».
(continua…)
Articolo pubblicato su GQ del mese di Dicembre 2018
© RIPRODUZIONE RISERVATA