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Dashiel, Ever Gabo, Gisele Bundchen, Il quinto elemento, Luc Besson, Milla Jovovich, Paul Anderson, Pierce Brosnan, Resident Evil, Richard Avedon, Survivor
Da poche settimane, è diventata mamma per la seconda volta, il 1° aprile è nata Dashiel Edon. E Milla Jovovich sprizza gioia da tutti i pori. Incontro la top model di origini ucraine, 39 anni, per parlare di Survivor, il thriller contemporaneo, ora al cinema. Sono preparata a trovarmi davanti una diva dei film d’azione e invece mi spiazza offrendomi il lato più intimo. Tra una domanda e l’altra si parla di poppate e di uomini, mentre cerca di domare la primogenita, Ever Gabo, 7 anni, che è rimasta a casa da scuola e pretende attenzioni, e la nuova arrivata dorme beata nell’altra stanza. Il papà è Paul Anderson, 50, il regista inglese della saga Resident Evil che ha fatto di Milla un’icona. Prima di lui, Jovovich aveva sposato il francese Luc Besson, che l’aveva scelta per Il quinto elemento, e prima ancora c’era stato un matrimonio lampo con l’attore americano Shawn Andrews.
È mamma da meno di due mesi. Come sta? «Benissimo. Dashiel è una meraviglia e, soprattutto, mi lascia dormire. Per questo non sembro uno zombie come sette anni fa, quando è nata sua sorella Ever Gabo».
Ha postato le immagini della sua gravidanza su Instagram e Dashiel è apparsa appena nata: non ha paura di esporsi?
«Quello che amo dei social media è che posso scegliere che cosa mostrare. Quando è nata Ever Gabo avevo i paparazzi addosso tutto il giorno, era tutto troppo invasivo. Così stavolta ho giocato d’anticipo, perché è impossibile fare il mio lavoro e avere il totale controllo della privacy».
Sui social media si è definita “una fabbrica di latte”. Non è troppo?
«Voglio allattare mia figlia e sì, sono orgogliosa di essere una latteria. Non so come sia da voi,
in Italia, ma qui negli Stati Uniti l’allattamento al seno viene scoraggiato. Non so e non voglio sapere quali siano le motivazioni. Certo, in America è normale tornare al lavoro subito dopo il parto. Basterebbe lasciarci il tempo di stare con i nostri piccoli, invece di chiederci di rientrare dopo una settimana, no?».
Non tutte le madri possono permetterselo, soprattutto di questi tempi.
«Riconosco di essere molto fortunata».
Con la sua prima figlia era stato diverso? «Dopo un mese ero già sul set. Sono riuscita ad allattarla per tre mesi, poi ho conservato il latte per il quarto. Con Dashiel non farò così».
Quando pensa di riprendere a lavorare nel mondo della moda?
«Quest’anno mi sono presa la prima pausa della mia vita. Me la merito. Non mi pentirei di questa pausa di riflessione nemmeno se al rientro non mi dessero più un lavoro».
La sua collega brasiliana Gisele Bündchen, 34 anni, ha appena lasciato le passerelle, dicendo che è stato il corpo a chiederglielo.
«Fa bene, potendolo fare. Ha iniziato a sfilare giovanissima, ha lavorato tantissimo».
Anche lei non scherza. Ha posato per le prime copertine, fotografata da Richard Avedon, quando aveva 11 anni.
«La modella è solo una delle cose che ho fatto in vita mia. E se è rimasto un interesse nei miei confronti anche dopo i 30 anni, età in cui chi vive di passerelle ha smesso di lavorare da un pezzo, lo devo all’aver differenziato le mie attività. Ma non creda che sia stato facile».
Perché?
«Negli Anni 80 in molti non hanno accettato il fatto che fossi modella, cantante, attrice. Però ce l’ho fatta. Sono stata capace di provare a tutti di essere all’altezza. Sì, sono sempre stata molto determinata, mettevo me stessa al primo posto».
(Ever Gabo ci distrae: vuole guardare la tv, ma mamma Milla non le dà il permesso. Cerca di convincerla a leggere un libro di favole con la tata).
Ora che è diventata madre mette ancora se stessa al primo posto? Non ci credo.
«Essere mamma è la cosa più importante che mi sia capitata. Mi sta rendendo felice come niente altro. Ora sì che c’è qualcosa che ha la priorità. Penso sia questa la vera felicità e non la puoi sperimentare finché tutto gira solo intorno a te»
(Ever Gabo rientra dal giardino, vorrebbe a giocare con della terra sul letto dei genitori. Milla la invita a non salire sui cuscini con i piedi nudi, perché «poi la mamma si deve sdraiare»).
In Survivor è lei la protagonista. Siamo sempre abituati a vedere gli uomini nei ruoli importanti dei film d’azione, lei è un’eccezione.
«Non avevo mai avuto modo di interpretare una donna forte e contemporanea. Kate Abbott, il mio personaggio, è un’impiegata del dipartimento di Stato americano che deve sventare un attacco terroristico pianificato a New York per la notte di Capodanno. È una sofisticata, di successo, e non lascia che altre persone interferiscano nella sua vita».
Possiamo dire che ha rubato la scena a Pierce Brosnan, che in Survivor è uno spietato serial killer. Come ha preso il fatto di non essere il protagonista, lui che è lo 007 più famoso dopo Sean Connery?
«È uno degli uomini più adorabili che abbia mai incontrato, molto alla mano. Quando abbiamo girato a Londra, come camerino ci hanno dato da dividere un ufficio vuoto in una chiesa. Lui non ha fatto una piega. Anzi, il meglio l’ha dato quando sono arrivati mio marito, i suoi cugini, i fratelli con figli, sua madre: sono inglesi e sono venuti tutti a trovarci, approfittando del fatto che fossimo a Londra».

La Jovovich con il marito, il regista Paul Anderson. Insieme hanno due figlie (courtesy of wonkoo.com)
Un’intera tribù di fan all’attacco?
«Esatto. Confesso, ero molto preoccupata. Quando lo hanno visto, sono andati in fibrillazione: avevano davanti Brosnan, il supereroe inglese. Pierce a quel punto avrebbe potuto sparire in un’altra stanza, invece che cos’ha fatto? Ha iniziato a scattare foto a tutti, a rispondere alle loro domande. È davvero un uomo fantastico, tratta le persone in un modo unico, le fa sentire meravigliose. E ha un grande rispetto per le donne».
Lei ha dichiarato: «Gli uomini che ho avuto, hanno amato il mio spirito indipendente, erano orgogliosi del mio successo al punto da diventare gelosi del tempo che dedicavo alla mia carriera». Con suo marito Paul è così?
«È un vero supporto, ama la mia forza e il mio successo non lo ha mai fatto sentire insicuro. Se siamo a una prima e tutti urlano “Milla, Milla” non fa una piega, anche se il regista è lui. Del resto non posso andare in giro a dire: “Su, guardate mio marito, non me”. La gente diventa matta per gli attori, non è una cosa personale e Paul lo sa. È un uomo dotato di un infinito senso pratico».
Voi due condividete il lavoro. È questo il segreto?
«Di sicuro ci siamo aiutati a vicenda ad avere successo ed è bello lavorare insieme alla costruzione di un progetto. Non mi riferisco solo alla carriera, al conto in banca o alla casa, ma alle due splendide bambine frutto del nostro amore. Qualche giorno fa, per la festa della mamma, Paul mi ha detto: “Grazie di avermi regalato queste meraviglie”. Ever Gabo e Dashiel Edon hanno cambiato il nostro sguardo sulla vita. Mi fanno accettare il fatto di non essere più la giovane pollastrella che ero».
E adesso?
«Vita in famiglia 24 ore su 24. Poi a luglio partiremo tutti per il Sudafrica, dove resteremo fino a Natale per le riprese del sesto capitolo di Resident Evil, quello che chiuderà la saga. Ho uno sguardo più ampio sul mio domani, c’è la carriera, ma non si tratta più, come prima, di girare un film dopo l’altro. Oggi vedo una logica in ciò che faccio e questo mi rende molto felice».
Che cos’altro le dà gioia?
«Mia madre vive a pochi isolati da qui, mio padre sta a Newport Beach e tutti i weekend viene a vedere le bambine. Da figlia unica, sono così contenta che le mie figlie abbiano tante persone intorno, una vera tribù di cugini, zii, nonni. Sanno di avere un posto preciso nel mondo. E sono sicura che così cresceranno con un senso di sicurezza maggiore».
Su Grazia del 22 maggio 2015
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