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Lui è razionale e misurato, lei passionale, emotiva, dotata di un istinto infallibile. E lo ha trovato molto sexy nei panni del terribile pirata Barbanera (nel film Pan). Jackman parla della sua famiglia e dell’alchimia con Deborra-Lee Furness, che ha 13 anni più di lui, e che funziona da un’eternità per gli standard di Hollywood. Grazie anche a una regola: non separarsi mai per più di due settimane «se no ci si abitua a stare lontani».
Sorriso sulle labbra, battuta pronta, voce sexy (l’avete mai sentito cantare?). E poi quel modo di fare terribilmente alla mano. Non si sente una star. Non gioca a sedurti come fanno attori di calibro molto, molto inferiore. Nell’intervista preferisce scherzare, sdrammatizzare, ridere, mostrarti il suo buonumore e la serenità conquistata dopo un’infanzia non proprio facile. A otto anni la madre, che soffre di depressione, abbandona la famiglia e si trasferisce in Inghilterra. Le sue sorelle la seguono, lui e i fratelli restano a Sydney con papà Christopher. Hugh è davanti a un bivio: può farsi divorare dalla rabbia o perdonare e andare avanti. Lui sceglie la seconda strada e si affida a suo padre. Che gli ha insegnato tutto: a prendersi cura dei fratelli, a usare il denaro in modo accorto, ad amare e rispettare gli altri, compresa la madre contro la quale non ha mai puntato il dito, tanto che i due sono rimasti in ottimi rapporti. Oggi Hugh vive a New York, dove lo si vede spesso passeggiare mano nella mano con Deborra- Lee Furness, sua moglie, e con i due figli, Oscar Maximilian e Ava Eliot, adottati dopo una lunga battaglia contro l’infertilità. Fa il possibile per stare tutti insieme, perché la famiglia è il centro della sua vita. Non come il crudele Barbanera, il pirata rocker che canta Smells Like Teen Spirit dei Nirvana e terrorizza i bambini, protagonista del suo ultimo film, Pan. Hugh i ragazzini li adora.


Hugh Jackman, 47 anni, è arrivato al successo internazionale con il personaggio di Wolverine in X-Men, nel 2000.
Si fida del suo istinto paterno?
«Sì, anche se sull’istinto forse è più forte mia moglie. Di fronte a un problema sa sempre qual è la cosa giusta da fare, e di solito ci azzecca sempre. L’intuizione è un dono, ma anche una responsabilità, perché ti connette con una persona a livello emotivo, ti fa preoccupare per lei».
Lei è un padre apprensivo?
«So che il mondo non è un posto facile, ma non voglio che i miei figli siano paranoici. Voglio che stiano attenti, che tengano gli occhi aperti, ma allo stesso tempo che vivano senza paure.
Quando ero piccolo mio padre non sapeva mai cosa facevo quando uscivo, con Oscar e Ava vorrei comportarmi allo stesso modo».
A casa la accolgono meglio quando fa il supereroe o quando si trasforma nel nemico di Peter Pan?
«Quando torno a casa i bambini vogliono il loro padre, se ne fregano dei miei personaggi. Mentre mia moglie mi ha detto: “Barbanera è uno degli uomini più sexy che tu abbia mai interpretato”. Diciamo che ho trascorso un’estate fantastica dopo aver girato il film (scoppia a ridere, ndr)».
Quando è sui set a lavorare, come mantiene i contatti con la sua famiglia?
«Non stiamo mai separati più di due settimane, è una regola che ci siamo dati io e Deborra. Se si sta lontani per molto tempo ci si abitua a vivere così. E a lungo andare ci si allontana. Quindi, fosse anche solo per 24 ore, torno sempre a casa. E quando voglio che i miei figli facciano i compiti, tiro fuori qualche premio, per ricordargli che papà è via per lavoro e che anche loro devono fare sempre il loro dovere».
Lei ha già vestito i panni del cattivo. Questo personaggio, Barbanera, che cos’ha di particolare?
«Ho fatto molti altri cattivi prima di questo, ma non ero mai stato così feroce! Mia madre, che ha assistito alla prima del film qui a Londra, ha detto a tutti: “Mio figlio è una vera minaccia!”».
A chi si è ispirato?
«Prima di iniziare a girare ho letto con mio figlio Oscar un sacco di cose sugli orsi su National Geographic per bambini. Lui adora gli orsi bruni. Ho chiesto a Joe Wright, il regista del film, se poteva andargli bene come modello, ma mi ha risposto di no: aveva sul cellulare un ritratto di Maria Antonietta coperta di rughe, era a lei che voleva mi ispirassi!».
Vista la sua carriera, crede nella fortuna?
«Il successo è un mistero. Quando mi hanno proposto il personaggio di Wolverine, l’ho accettato perché non mi arrivava niente di interessante. Di colpo mi sono ritrovato a Los Angeles a riorganizzare la mia vita e quella dei miei figli. Chi avrebbe detto che tutto sarebbe cambiato grazie a Wolverine? Oggi tutti mi offrono film!».
C’è qualcosa di cui si pente?
«Non aver girato Chicago, il film musicale di Rob Marshall. Ma ero molto giovane, c’erano battute adatte a un uomo più maturo. Però alla fine è stato giusto così: Richard Gere è stato fenomenale, in quel ruolo».
L’ho vista con i miei occhi ai festival di cinema, nei posti più glamour del mondo, mentre girava in bicicletta alle otto di mattina. C’è differenza tra essere un attore ed essere una star?
«Io voglio vivere davvero la vita. Amo le auto e gli hotel di lusso, ma per entrare in contatto col Paese in cui mi trovo ho bisogno di altre cose, come pedalare in bicicletta e tuffarmi in mare. Sono queste le cose che ricordo di un posto, più dei red carpet e dei premi. Ma posso essere anche un divo, non creda: quando voglio andare a nuotare chiedo che sgombrino la spiaggia!».
Scherza, ovviamente! È evidente che lei non crede al suo status di sex symbol. «Nemmeno un po’. Perché non me lo diceva nessuno quando lo ero davvero, a diciott’anni? Oggi che me ne faccio? Non posso dire a mia moglie: “Hey baby, vai tu a buttare la spazzatura!”, non è cosa per me».
È per questo che interpreta spesso personaggi estremi?
«Sono una persona moderata nella vita, credo sia il motivo per cui sono attratto da persone eccessive. Mia moglie è molto emotiva e appassionata, e questo continua a essere molto, molto stimolante per me».
articolo pubblicato sul n. 47 di F, in edicola il 18 novembre 2015
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