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Cristiana Allievi

~ Interviste illuminanti

Cristiana Allievi

Archivi tag: Chanel

Vanessa Paradis: «Un po’ di follia è il mio regalo di nozze».

08 venerdì Giu 2018

Posted by cristianaallievi in Festival di Cannes, Moda & cinema, Personaggi, Senza categoria

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Cannes, Chanel, Cristiana Allievi, Festival di Cannes, Grazia, Knife+Heart, Vanessa Paradis

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L’attrice francese Vanessa Paradis, 45 anni, star 71° Festival di Cannes con un film in concorso, Knife + Heart.

LA SEPARAZIONE DALL’ATTORE JOHNNY DEPP È IL PASSATO REMOTO. ORA L’ATTRICE E CANTANTE FRANCESE È TORNATA SOTTO I RIFLETTORI E HA VOGLIA DI FAR PARLARE DI SE’: CON UN NUOVO THRILLER A BASE DI SESSO E IL PRIMO MATRIMONIO DELLA SUA VITA

L’appuntamento è nella suite Chanel dell’hotel Majestic sulla Croisette. Ho appena visto Knife + Heart, di Yann Gonzales, il film passato in Concorso all’ultimo festival di Cannes di cui è protagonista e che a fine giugno sarà nelle sale di tutta la Francia. È il ritorno di Vanessa Paradis dopo un periodo di assenza dallo schermo, alla vigilia di un evento speciale: in luglio si sposerà (per la prima volta) con il regista e sceneggiatore francese Samuel Benchetrit, in una cerimonia per pochi intimi sull’isola di Ré, Francia. Per la ex signora Depp è il primo sì della vita: lei e Johnny non si sono mai sposati, nonostante due figli insieme, Lily-Rose e John. Dopo 14 anni di vita insieme, sei anni fa si sono separati bruscamente, quando il Pirata dei Caraibi, in piena crisi di mezza età, è stato travolto dalla passione per Amber Heard, vent’anni meno di lui. Come poi sia andata a finire (male), è storia nota. Difficile ignorare tutto questo, mi dico. Ma Vanessa è in ritardo, ho tempo per riordinare i pensieri. A 14 anni, con il tormentone Joe le taxi, Vanessa è finita al n. 1 delle classifiche francesi (ma anche al n.3 in Uk e al n. 4 in Italia). Poi ha cantato con artisti come Lenny Kravitz, con cui è stata fidanzata, e Serge Gainsbourg, che le ha scritto il secondo disco. E Be my baby, canticchiata un milione di volte, è una sua hit. «Mi scuso moltissimo per il ritardo», dice in modo diretto e sincero sapendo che la aspetto da 30 minuti. «La mia vita è un frullatore, e ogni volta che vengo a Cannes è un’avventura molto intensa, ormai l’ho capito». Indossa una camicia kimono di seta bianca a fiori, con il bordo color giallo intenso, portata sui jeans. Si accende una sigaretta, mi da subito l’impressione di essere una donna femminile e molto forte. «Ha visto il film? Spero non alle 8 del mattino…». Il motivo della preoccupazione è la trama di “un coltello nel cuore” (questa la traduzione del titolo originale francese), che la vede nel ruolo di una produttrice di film porno gay negli anni Settanta. Lesbica, bionda platinata, e soprattutto distrutta per la fine dell’amore con la sua editor e amante (Kate Moran), cerca di riconquistarla girando il suo film più ambizioso. Ma i suoi attori vengono uccisi uno dopo l’altro, e la sua vita è messa sotto sopra.

In Knife+heart ha ruolo a dir poco sorprendente. «Lo so, è un film folle. È stato un grande regalo per me. Quando fai cinema vuoi essere trasportata lontano da te stessa. Un personaggio con cui posso giocare è una gioia, per questo motivo non ho mai dubitato della mia eroina underground, che è ispirata alla figura di una regista veramente esistita. Ma so che tutti sono stupiti dalla mia scelta».

Si è chiesta perché tanta meraviglia? «Credo che non lo sarebbero se avessi accettato il ruolo di una serial killer, o di una zombie. Ma qui si tocca la sessualità, e peggio ancora l’omosessualità fra persone ai margini, tutte cose che in fondo si pensa non dovrebbero esistere».

Lei fa spesso scelte provocatorie. Il suo secondo disco, Variations sur le meme t’aime, lo aveva scritto il cantautore più dannato di Francia, Serge Gainsbourg.  «Amo le persone, amo viaggiare e amo la vita. Sono irresistibilmente attratta da chi non ha il mio background, mi piace la diversità».

Diversi ma il top, considerato che ha lavorato con icone  come Alain Delon e Jean Paul Belmondo ed è ambasciatrice della maison da quasi tre decadi. «Sono stata molto fortunata, molti eventi del mio lavoro dipendono dal desiderio altrui. Altre attrici provocano le cose, acquistano i diritti di un libro, scrivono una sceneggiatura, io non sono così. Il film con Delon è arrivato perché Patrice Lecomte voleva dirigerlo, e poi ha scelto me».

(continua…)

Intervista pubblicata su Grazia n. 25 del 7/6/2018

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D’accordo, mi chiamo Depp. E allora?

02 venerdì Giu 2017

Posted by cristianaallievi in cinema, Festival di Cannes, Moda & cinema, Personaggi

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Cannes2017, Chanel, Cristiana Allievi, Io danzerò, Johnny Depp, Karl Lagerfeld, Lily-Rose Depp, Vanessa Paradis

18 ANNI APPENA COMPIUTI, HA PRESO LA BELLEZZA DI MAMMA VANESSA PARADIS E L’INTENSITA’ PIRATESCA DI PAPA’ JOHNNY DEPP. MA VERE GENITORI COSì FAMOSI NON FRENA LILY-ROSE DAL PROVARCI CON IL CINEMA: COSì SARA’ ISADORA DUNCAN

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Lily-Rose Depp sul red carpet di Cannes 2017 (courtesy of IBTimes UK)

È la primogenita di una famiglia bella e ingombrante, perché se per mamma hai Vanessa Paradis e per padre Johnny Depp. ti tocca essere diva sin da piccola. E lei lo è, fino al midollo. A soli 18 anni (compiuti il 27 maggio) pochi giorni fa ha sfilato sul red carpet del festival di Cannes sfoggiando quel suo sguardo sornione e profondo sopra una maglia che, causa assenza di reggiseno, lasciava immaginare tutto. Magnetica e sfrontata come una piratessa, bella come una modella. Non è un caso se Lily Rose Depp è stata scelta da Chanel come testimonial. Di più:  durante l’ultima Paris fashion week lo stilista Karl Lagerfeld è uscito sulla passerella a braccetto con lei, consacrandola propria  musa (anni fa ad essere musa di Kaiser Karl era proprio mamma Vanessa). I quasi tre milioni di follower su Instagram hanno molto apprezzato. E lo fanno anche adesso che inizia la sua ascesa al cinema (dopo un cameo nell’horror comedy del 2014, Tusk, e dopo una parte nell’altrettanto grottesco Yoga Hosers). In aprile è apparsa in Planetarium, come sorella di Natalie Portman, e dal 15 giugno arriva con la sua vera prima prova da attrice: sarà in Io danzerò, esordio alla regia di Stephanie Di Giusto passato da Cannes l’anno scorso, film su Isadora Duncan, ballerina-mito vissuta a cavallo tra Otto e Novecento.

Cosa ha scoperto di sé nei panni di un’icona come Isadora Duncan? «Di lei sapevo che era un mito, ma non conoscevo la sua filosofia né quante cose avesse trasformato nel mondo della danza. È stata la prima a mostrare il corpo in un certo modo, e non amava fare prove. La cosa migliore per lei era ciò che emerge da dentro, che non si ottiene faticando per ore. Mentre la sua “rivale”, Loie Fuller era un’artista che lavorava fino alla sofferenza fisica».

 Lei è più incline al perfezionismo o alla naturalezza? «Sono a metà tra le due. Per questo ruolo ho cercato di lasciar andare me stessa, per avvicinarmi al personaggio, ma nella vita reale sono perfezionista. Ho sempre voluto essere brava in quello che faccio, ma non arriverei a soffrire».

Come si è preparata fisicamente per fare la ballerina? «Molta della danza che vede è veramente mia, ci ho lavorato sodo. Ma occorrono anni per arrivare a quel livello e avevo solo due mesi, quindi per i passaggi molto tecnici ho avuto una controfigura».

Nella vita vera è competitiva? «Non lo sono mi stata, ed è divertente recitare qualcuno di così distante da me. Ancor più interessante l’aspetto manipolatorio e seduttivo del personaggio».

 Come si può pensare a una carriera nel cinema senza essere competitivi? «Si deve essere determinati, e voler lavorare sodo, ma è diverso dall’essere competiviti. Per come la vedo io devi solo mettere le esitazioni da parte, sono quelle che ti tirano giù».

Quando ha capito che voleva fare l’attrice? «A 15 anni quando sono apparsa cinque minuti in Tusk, per divertimento. Non avevo mai fatto lezioni di recitazione, ma mi ha subito divertita».

 Chiamarsi Depp aiuta o ostacola? «Non posso negare che il nome porta con sé una certa pressione. Ma le dico una cosa, non accetterei mai un ruolo perché il mio nome attira attenzione. Sono piuttosto brava a leggere le intenzioni delle persone, mi sposto molto velocemente».

La lezione più importante imparata dai suoi genitori? «Fidarsi dell’istinto, sono stati i miei nonni a passare questo messaggio a entrambi. So che cosa voglio fare e come arrivarci, e quando sento una cosa nelle viscere so che devo procedere, se esito so che è meglio lasciar perdere».

“Mi conosci e non mi conosci” (lo slogan del video di Chanel n. 5 L’Eau) le calza a pennello… «Del resto Karl è un genio, non c’è nessuno come lui al mondo. È il genere di talento che non abbassa mai l’asticella, lo conosco da quando avevo otto anni e per me è come un parente. Chanel è una specie di famiglia che mi ispira parecchio, e sono praticamente cresciuta con loro».

Sulla sua famiglia si è detto di tutto ultimamente (la separazione dei suoi e i guai che hanno seguito Johnny Depp da allora), come si protegge? «Quando sei un personaggio pubblico in qualche modo autorizzi gli altri a dire quello che pensano di te, e ovviamente anche io ho i miei sentimenti. Ma so già tutto di me stessa e non leggo le opinioni di chi nemmeno mi conosce. Per me conta solo quello che pensa la mia famiglia».

Intervista pubblicata su Panorama dell’1 giugno

© Riproduzione riservata 

 

 

Kristen Stewart: «Sono spericolata, e si vede»

08 mercoledì Feb 2017

Posted by cristianaallievi in Cultura, Personaggi

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Alicia Cargile, Billy Lynn - Un giorno da eroe, Chanel, Cristiana Allievi, Kristen Stewart, Oliver Assayas, Personal Shopper, Stella Maxwell, Twilight

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L’attrice Kristen Stewart, 26 anni (courtesy of Sundance portraits)

«Mi piace l’idea del pranzo domenicale, e sono molto brava a preparare gli spaghetti. Da un po’ di tempo ho smesso di mangiare carne e non uso più prodotti animali, mi sono specializzata in centrifugati. Per esempio uso la polpa di mele, sedano e carote e la combino con l’olio di arachidi e cocco, non sai che meraviglia…». Mentre la ascolto penso che Kristen Stewart sia l’unica attrice in grado di spiazzarmi. In effetti mi vengono in mente le ultime foto che la ritraggono con la nuova fiamma, la modella Stella Maxwell, angelo di Victoria’s Secret. Le due passeggiano con in mano beveroni e centrifugati bio, a testimoniare che la svolta wellness è reale. Del resto da qualche anno a questa parte ha continue novità con cui stupirci, soprattuto a livello sentimentale. Le voci si rincorrevano da tempo, ma ha aspettato la fine del festival di Cannes per dichiarare il suo amore folle per l’assistente e produttrice cinematografica Alicia Cargile, dopo un anno e mezzo di tira e molla (intervallato da svariati flirt, mai accompagnati da conferme o smentite). Così ha messo fine a una valanga di gossip ed è uscita intelligentemente allo scoperto. «Sono innamorata della mia fidanzata, con cui mi sono separata un paio di volte, e con cui finalmente sono tornata a provare sentimenti autentici», ha dichiarato facendoci finalmente tirare un respiro di sollievo. Ma ecco che, a pochi mesi da quelle parole, te la ritrovi a flirtare con la Maxwell: le due passano da un party all’altro e Kristen è più glamour e femminile che mai. Cresciuta a Los Angeles con madre australiana sceneggiatrice e padre assistente regista, e travolta da un successo che avrebbe steso la maggior parte di noi, a 26 anni la Stewart sembra in piena fase sperimentale con un raggio d’azione molto vasto: si va dai sentimenti al colore dei capelli, passando per il lavoro sul grande schermo. Voltate le spalle a incassi da capogiro, infatti, continua a fare scelte da vera ribelle nel cinema indipendente. Al nostro incontro indossa un tailleur di Chanel con pantaloni e agita le mani nervosamente, mentre mi racconta che attraverso i ruoli che sceglie vuole affrontare ogni possibile angolazione di se stessa. «Mi sento al massimo, come attrice, quando mostro cose che il pubblico non vede normalmente, e di cui io non ero consapevole. Comunicare qualcosa a qualcuno è ciò che mi piace di più della vita, essere vista e capita è quanto di più bello ci possa essere». Nei prossimi film in cui la vedremo incarnerà due tipi di sorelle diversi. In Billy Lynn- Un giorno da eroe, film del regista premio Oscar Ang Lee nelle sale dal 2 febbraio, tenterà di convincere il fratello, un tormentato eroe della guerra in Iraq, a non tornare nel conflitto. Mentre in Personal Shopper, di Olivier Assayas, passato all’ultimo festival di Cannes e nelle sale da aprile, grazie alle sue doti psichiche tenterà di mettersi in contatto con il fratello gemello, morto per un attacco di cuore.

In Billy Lynn- Un giorno da eroe, lei è la sorella pacifista di uno dei centomila soldati che nel 2004 erano in Iraq, interpretato dallo straordinario esordiente Joe Alwyn. Le scene tra di voi, quando torna a casa per ricevere un premio, sono di grande impatto. «Credo che Ang Lee abbia distillato il meglio dei dialoghi del bestseller di Ben Fountain da cui è tratto il film. L’intento di Lee è mostrare una verità sulla guerra distante anni luce da quello che l’opinione pubblica crede, e del film io rappresento la voce alternativa e articolata. Voglio che mio fratello conosca se stesso: se questo accade, sarebbe ancora orgoglioso di fare quello che fa? Non mai stata una che giudica, anche nella vita reale, ma ho sempre creduto che per batterti per qualcosa devi prima capirla, non esserne consumato».

Il tema è più che mai attuale, ci sono tanti ragazzi e ragazze che per sfuggire alla loro realtà di vita pensano di arruolarsi nell’esercito. La scelta di Billy è quella di molti giovani americani? «Credo sia la storia più americana e comune che ci sia. L’esercito ha dato una direzione a tante vite fuori rotta, ha fornito uno scopo anche in senso positivo. Ma non tutti sono preparati a trovarsi coinvolti in qualcosa di molto più grande di loro, con gli esiti che comporta, e questo era ancora più vero ai tempi in cui è ambientato il film, quando le versione dei fatti erano costruite e orientate in modo propagandistico. Ma la cosa più difficile da comprendere era la necessità di chiedersi perché si fanno certe cose, una domanda che porta molta umanità alla figura di un soldato».

In questo film si occupa di suo fratello vivo, mentre in Personal Shopper fatica a riprendersi dalla perdita del suo gemello e a tornare a condurre una vita normale. «Al mio personaggio succedono cose strane. Nel tentativo di colmare il vuoto della perdita fa crescere le sue qualità androgine, emulando il fratello. Il rovescio della medaglia è che la sua femminilità è in difficoltà, non riesce a entraci del tutto a causa del senso di colpa che non le da tregua. La storia è complessa, racconta di una metamorfosi che passa attraverso proiezioni demoniache e il desiderio improvviso di indossare i vestiti di qualcun altro, per riniziare a vivere».

Secondo lei le esperienze dolorose sono necessarie per farci aprire gli occhi? «Servono per tornare a capire conta davvero nella vita, ci distraiamo così facilmente… La perdita ti porta anche a sentire che lo sconosciuto è spaventoso, e lì capisci che noi non avrai mai risposte sullo sconosciuto per eccellenza, la morte. Non sappiamo cosa succederà in quel momento, non sappiamo se saremo da soli o ci sentiremo collegati a qualcosa di più grande, ed è terrorizzante».

Che relazione ha col mondo del soprannaturale? «Da bambina i fantasmi mi facevano paura, e l’idea che ci sia qualcosa di invisibile non mi piace. Oggi non credo ai fantasmi ma agli impulsi e agli istinti che partono dalle viscere e di cui è meglio fidarsi. Sono la ragione per cui ci sentiamo attratti da qualcuno e respinti da qualcun altro, e non hanno niente a che fare con la logica».

La personal shopper che interpreta è molto sui generis… «È una donna molto attratta dalla bellezza e dall’estetica, ma è così auto punitiva da sentirsi in colpa per questo. Prova un senso di vergogna nel voler essere bella e nel volersi circondare di cose belle, perché lei in realtà non si piace, fatica a essere davvero una donna».

La sua, di stylist, l’ha aiutata in questo senso? «Mi conosce molto bene, dopo tanti anni che lavoriamo insieme, e non pensa solo ai vestiti da farmi indossare: mi conosce davvero. Ci sono tante persone distratte dai trend che vogliono solo ridisegnarti, non sono capaci di sottolineare semplicemente chi sei. La mia collaboratrice sa qual è, di volta in volta, il capo perfetto per farmi affrontare il mondo».

Tre anni fa ha dato un taglio drastico ai capelli, e col senno di poi la sua scelta non sembra affatto casuale. «Li ho tagliati appena ho compiuto 23 anni e l’effetto è stato travolgente. I capelli mi permettevano di nascondermi dietro un’aura sexy, appena mi sono trovata scoperta ho dovuto mostrare la mia vera faccia, e la cosa strana è che ho tirato fuori una fiducia in me stessa che non ricordavo da tempo. I capelli mi facevano sentire come una vera ragazza, mi mandavano messaggi del tipo “sono bella, sono femminile”. Non so perché gli ho dato così tanta importanza, forse è a una di quelle credenze sociali secondo cui i capelli lunghi sono più belli. Ma mi sono chiesta “il mio primo obiettivo nella vita è essere desiderata? È di una noia mortale!”».

Lei era esposta come poche, non ha temuto il cambiamento di immagine? «Ho perso due chili prima di incontrare il parrucchiere! Non riuscivo a mandar giù niente, e il giorno che mi sono seduta su quella sedia mi sudavano le mani…».

Ma carattere forte e coraggio non le sono mai mancati. Crede siano stati plasmati dal crescere con tre fratelli (di cui uno biologico e due adottati)? «Se guardo alle mie foto fino ai 15 anni, in cui mi mettevo i vestiti dei miei fratelli, ero un ragazzo! Mi piacevano i trattori, il basket, il calcio, erano tutte prese di corrente per l’energia cinetica che ho sempre avuto. E sono sempre stata un tipo di bambina che voleva stare con i più grandi…».

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La Stewart in Billy Lynn – Un giorno da eroe  (courtesy of Play4movie).

Non fatico a crederle. «Volevo essere vista come grande, ma poi le cose sono cambiate. Tra 15 e 20 anni ero sempre in ansia, se non riuscivo a controllare le cose mi ammalavo, o mi inibivo in modo debilitante».

Ha imparato a sollevare una barriera emotiva nei confronti del mondo esterno? «Dopo 16 anni di lavoro ho imparato a gestire i pensieri che sono sempre stati a mille, un tempo non avevo mai una pausa. Oggi non mi faccio più sopraffare, e se mi capita so che è temporaneo, poi passa».

Più che aver fatto pace con la sua immagine pubblica sembra aver fatto pace con se stessa. «Sono più intelligente e più calma di un avolta. Se temo i miei lati oscuri? Quando sei vera con te stessa e il tuo cuore non esiste più un lato oscuro. E non c’è più domanda che ti dia fastidio, se arriva da uno spazio onesto».

 Mentre la saluto mi viene in mente una frase che mi ha detto poco tempo fa. «Se dovessi scegliere di essere un animale, sceglierei un gatto. Perché quando tutti lo vorrebbero vicino, lui se ne sta a distanza, a osservarti…». Mi basta questo per togliermi l’illusione di averla finalmente conosciuta. Kristen mi stupirà ancora, eccome se lo farà.

 Intervista pubblicata sul n. 6 di Grazia il 26/1/2017

© Riproduzione riservata

 

Gaspard Ulliel: «La sensualità non va controllata».

30 mercoledì Nov 2016

Posted by cristianaallievi in Festival di Cannes, Moda & cinema, Personaggi

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È solo la fine del mondo, Blue, Chanel, Gaspard Ulliel, The dancer, Xavier Dolan, Yves Saint Laurent

tumblr_lsxmu9Q5Z61qmei7mo1_500.pngL’amico di un amico della madre apre un’agenzia di casting e cerca belle facce. È così che Gaspard, ancora bambino, inizia a lavorare per la tv. È un gran curioso, e pur non prendendo quel mondo sul serio, si concede due lavori all’anno in modo da non saltare mai la scuola. Un passo dopo l’altro, dalle piccole parti passa alle grandi, quindi al cinema. All’università studia per diventare regista, ma ha troppe richieste come attore e il destino ha la meglio. È così che finisce a lavorare con i registi più chic in circolazione (Bertrand Bonello, André Thechiné), vince il Cesar (l’Oscar dei francesi) e fa della bellezza e dello stile un tratto distintivo. Sarà che ha sempre un taglio di capelli perfetto, sarà lo sguardo azzurrissimo a cui è difficile resistere, fatto sta che Gaspard è diventato un’icona recitando in Yves Saint Laurent e prestando il volto allo spot del profumo Chanel. E anche nelle relazioni sentimentali la bellezza è il suo marchio di fabbrica: ha avuto per fidanzate Cécile Cassel, sorella di Vincent la modella Jordan Crasselle, e da tre anni è legato alla modella Gaelle Pietri, con cui otto mesi fa ha avuto il primo figlio. All’ultimo festival di Cannes è stato una star assoluta, con un film presente nella sezione Un certain regard e un secondo in competizione. E proprio questo film vedremo dal 7 dicembre, quando sarà uno scrittore omosessuale a cui rimane poco da vivere, l’uomo al centro del nuovo film del regista di culto Xavier Dolan, È solo la fine del mondo, gran premio alla regia all’ultimo Festival di Cannes. Da gennaio sarà in Vietnam per tre mesi sul set del film di Guillaume Nicloux, un film d’epoca sulla guerra in Indocina nel 1945. E sempre il prossimo anno lo vedremo in The dancer, biopic non convenzionale sulla danzatrice americana Loie Fuller e magnifico esordio dietro la macchina da presa di Stephanie Di Giusto.

La sensualità è elemento cha ha molto a che fare con la sua immagine. Come la vive? «Non so se ne sono consapevole, è qualcosa di organico che non dovresti controllare. Nessuno dovrebbe cercare di avere un’idea precisa della propria sensualità, perderebbe di forza».

Il suo volto è associato a un notissimo profumo, da attore non ha mai avuto timore di questo tipo di esposizione? «Quando mi ha chiamato Chanel ero un giovane attore, ci ho pensato a lungo prima di accettare. Quando ti sei affermato puoi fare quel che vuoi, ma io non ero ancora conosciuto, avrebbe potuto essere pericoloso. Invece è andata benissimo, mi ha reso indipendente economicamente, libero di scegliere i film che volevo davvero girare, e ormai è parte della mia immagine. Da attore mi piace essere associato a una fragranza, non è come fare pubblicità per una scarpa o una borsa. Il profumo è qualcosa di astratto, è poesia, è un’essenza».

Parlando di sensi, cosa preferisce mangiare e bere? «Quando mi sento sensuale non mi viene in mente il cibo, mentre sono ossessionato dal vino. In questo periodo gli do una tale importanza che mi capita di sceglierlo per primo e poi gli accosto il cibo più adatto. Ho appena scoperto un vino spagnolo che mi ha stregato, il Vega Sicilia Unico. È difficilissimo da trovare in Francia, ne ho acciuffata una bottiglia vintage del 2004 su ebay. Per fortuna ci sono persone che non sanno cosa stanno vendendo, e capitano dei veri affari».

 Il suo cocktail preferito? «L’Old fashion, il migliore l’ho bevuto in un piccolo bar di Lisbona».

Diceva che non bisogna essere troppo consapevoli della sensualità, vale anche per lo stile? «Quello è dato da come cammini, ti muovi, sorridi. È la combinazione di molti fattori, ed è più importante della moda: lo stile resta per sempre, la moda cambia».

Lei ha due genitori che vengono da quel mondo… «Mio padre era un fashion designer e mia madre una stylist, ci è voluto molto tempo prima di potermi vestire come volevo! Mia madre sceglieva cosa mettermi quando andavo a scuola, ogni mattina. Tutt’oggi dice qualcosa su quello che indosso, ma ormai ho il mio stile e non la ascolto più (ride, ndr)».

(….continua)

Intervista pubblicata su D La Repubblica del 19/11/2016

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

 

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