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Anni Cinquanta, Film, Gaia Bermani Amaral, interviste illuminanti, Italia, L'ultimo paradiso, Riccardo Scamarcio
di Cristiana Allievi

L’ABBANDONO DA PARTE DI PADRE BRASILIANO. GLI INIZI CON LA PUBBLICITA’, POI LA SCOPERTA DEL CINEMA. IL ROMANZO CHE STA SCRIVENDO. L’ATTRICE E MODELLA GAIA BERMANI AMARAL RACCONTA A GRAZIA LE SVOLTE IMPREVISTE DELLA SUA VITA E L’OCCASIONE DI RECITARE UN FILM CAPACE DI METTERLA ALLA PROVA: UNA STROIA D’AMORE TRAVOLGENTE CON RICCARDO SCAMARCIO
La intercetto, non vista, mentre sta armeggiando con Zoom. Si sta preparando al nostro incontro, e in epoca di connessioni virtuali sappiamo tutte cosa significa: trovare l’angolazione in cui la luce fa l’effetto migliore sulla nostra faccia. Non glielo dirò, durante il nostro incontro di lì a poco, ma la schiettezza della voce che ho sentito in quel frangente mi ha dato l’impressione di una persona solare, a cui non daresti i 40 anni che ha. Gaia Bermani Amaral è una modella nata a San Paolo, con madre italiana e padre carioca, che a nove anni è stata catapultata dal Brasile in Italia. Studi classici al Parini di Milano, si iscrive a Lettere finché uno spot della Tim con cui gira l’Italia in barca a vela, diventando di colpo molto popolare, la strappa ai libri. «Ero molto giovane e mi sentivo impreparata, temevo di bruciarmi», racconta con sorriso grande e voce squillante, e mi ricorda molto Julia Roberts. Invece quell’esperienza è stata l’inizio di tutto, l’esordio al cinema, con un film d’autore come I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza, la conduzione di Bi-live sul canale musicale All music, il video clip di Afferrare le stelle, di Bennato, poi le serie tv come Capri e A un passo dal cielo. Dal 5 febbraio la vedremo per la prima volta in un ruolo da protagonista in L’ultimo paradiso, accanto a Riccardo Scamarcio coproduttore e cosceneggiatore del film. Scopro con questa conversazione che il regista del film Netflix, Rocco Ricciardulli , è anche il suo compagno, e che la storia è ispirata a una vicenda realmente accaduta a un parente della sua famiglia. Siamo nell’Italia del Sud, anni Cinquanta. Bianca (Amaral) ama Ciccio (Scamarcio), che però oltre a essere sposato con un’altra donna (Valentina Cervi) è anche in conflitto con i proprietari terrieri, uno dei quali è il padre di Bianca. I due amanti progettano una fuga, ma un delitto d’onore li fermerà. Fino a qui è tutto vero, segue una chiusa poetica su cui non spoileriamo.
Come racconterebbe L’ultimo paradiso? «È la storia di un amore impossibile, con un finale simbolico, quasi surreale. Essendo milanese ho dovuto prendere lezioni di pugliese, il regista voleva che avessi solo un po’ di cadenza, essendo la figlia di un proprietario terriero non dovevo parlare il dialetto ma essere credibile in quei panni».
A cosa ha attinto per essere credibile come una donna del Sud? «Alle mie radici sudamericane, a quella sensualità che si respira in Brasile. E poi se da un lato sono molto dolce, dall’altro sono fumantina, ho spinto molto su questa parte del mio carattere».
Come ha avuto la parte? «Sono stata privilegiata, il mio compagno è il regista del film, non credo che altri avrebbero creduto in me per questo ruolo. Siamo insieme da quasi sette anni, ho sentito il suo racconto nel 2015 e ne sono rimasta colpita. Ho avuto tutto il tempo di entrare nella storia, che in realtà è accaduta in Lucania ma che noi abbiamo girato in Puglia».
(…continua)
Intervista pubblicata su Grazia del 4/2/2021
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