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«Mi sono sentita molto vicina alla regina Elisabetta. Anche lei è stata una giovane ragazza che cercava se stessa e il suo posto nel mondo». Anche Sarah Gadon ha trovato il suo posto, sul set: la vedremo al cinema nella parte di Elisabetta ancora principessa di York in Una notte con la regina (in sala dal 7 aprile). E poi in tv con James Franco nella mini serie basata sull’omonimo romanzo di Stephen King 22/11/63 (andata in onda su Hulu, debutterà su Fox ad aprile). Infine in Indigantion, dal romanzo di Philip Roth, acclamato al Sundance e appena passato dalla Berlinale. 

Pantaloni a sigaretta e ballerine, pelle di porcellana e capelli biondo miele, l’attrice canadese 28enne non ha problemi ad entrare nel ruolo perché emana una luce quasi regale. Figlia di un’insegnante e di uno psichiatra, a 10 anni era già nella serie tv Nikita. E mentre macinava un bel po’ di serie e film per la tv, si allenava come performer alla National Ballet School of Canada e studiava alla Claude Watson School for Performing Arts. Laureata all’Università di Toronto, non ha abbandonato la sua città nemmeno oggi che è una star di fama internazionale.

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Sarah Gadon, 28 anni, canadese, è stata lanciata da David Cronenberg.

Il salto per lei è arrivato con David Cronenberg, che l’ha voluta nei suoi ultimi tre film: A dangerous method, Cosmopolis e Map to the Stars. Ma è stato suo figlio Brandon, in realtà, a trasformarla nell’idealizzazione della bellezza che il resto della società vorrebbe incarnare, come accade nel suo Antiviral. E adesso con le sue interpretazioni attraverserà tre decadi. Una notte con la regina di Julian Jarrold narra invece un evento poco conosciuto della vita di Elisabetta e ambientato nel 1945:  lei ha 19 anni e non è ancora sul trono (ci sarebbe salita nel ’52), esce per la prima volta da Buckingam Palace con la sorella Margareth, per festeggiare tra la gente comune la fine della guerra, a Trafalgar Square.

È vero che i suoi nonni si sono incontrati nella stessa notte e nello stesso luogo in cui si svolge Una notte con la regina? «La storia di una delle donne più famose del suo tempo ha intimidito molti. Io ho accettato per due motivi: primo perché mi ricorda il film con cui sono cresciuta, Vacanze romane, e secondo perché i miei nonni da parte di padre quella notte erano a Trafalgar Square a celebrare. Mi è parso un tributo alla loro vita. Ho sentito una connessione profonda col film anche per questo motivo».

Che effetto le ha fatto vestire i panni di una futura regina? «Mi sono sentita molto vicina a Elisabetta, sin da bambina ho sempre avuto un forte senso di me stessa, proprio come lei. Merito dei miei genitori, che mi hanno incoraggiata ad avere una certa educazione, a danzare e ad essere immersa nelle arti sia da piccola. Ma mi hanno passato anche l’importanza dell’altra faccia della medaglia, che è lo studio. Così sono andata all’Università e ho preso una laurea in Cinema. Quello dell’attrice è un lavoro molto precario, credo che i miei genitori volessero che sviluppassi un forte senso di chi sono, anche se avessi scelto un altro mestiere».

Sembra molto determinata: non ci sono cose che la scoraggiano, spaventano? «L’aspetto più difficile del mio lavoro è l’esposizione, andare alle audizioni, in cui puoi essere rifiutata. Poi ci sono i red carpet, le interviste con la stampa, tutte esperienze che non sono naturali, o almeno non lo sono per me. Vestire con un abito pazzesco, camminare davanti a mille fotografi non sono cose normali, ma le posso fare».

Detto da lei che è brand ambassador di Armani cosmetics e della casa di orologi di lusso Jaeger-LeCoultre, sembra impossibile. La vanità è diventata una parte impegnativa del suo lavoro? «Scegliere cosa indossare, ogni volta, occupa molto tempo. Mi piacerebbe poter mettere una giacca e via, come fanno i maschi. Studiare e prepararsi ai ruoli richiede così tanto impegno, che trovare energie anche per i vestiti mi sembra eccessivo».

 Se deve presentarsi in pubblico a chi si affida? «Quando entro nella rappresentazione dell’attrice devo sottolineare uno stile. Allora indosso abiti di Roland Mouret, mi piace molto come taglia gli abiti per la donna, ne evidenzia la femminilità. Così come mi piacciono Erdem, Sonia Rykiel e Isabel Marant».

Ha detto che secondo lei James Franco è uno dei più importanti artisti americani viventi. Tra poco sarete insieme nella serie della Fox diretta da J.J. Abrams, lui viaggerà nel tempo per impedire l’assassinio del presidente Kennedy, lei sarà una bibliotecaria e sua amante, prima di diventarne la fidanzata. «James ha anche diretto uno degli otto episodi, sapevo che lavorare insieme sarebbe stato fantastico, e così è stato. Nella serie si vedrà che c’è chimica tra noi, ed è importante: si tratta di una storia d’amore, era il minimo che potessimo fare per onorare i fans del libro, che credo ameranno quello che abbiamo fatto».

Articolo pubblicato su D La Repubblica del 19 marzo 2016

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