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Ali Tabrizi, balene, climate chnge, delfini, inquinamento, mare, massacro, natura, Seaspiracy, tonni
Il docufilm del videomaker inglese Ali Tabrizi è ormai un caso per la forza della sua denuncia. I suoi dati verificati anche dalla Bbc ma non mancano le contestazioni
di Cristiana Allievi

Prima del 24 marzo si poteva ancora credere che il pesce finisse nei nostri piatti grazie al lavoro di pescatori che uscivano in mare con barche di legno colorate. E impegnarsi nello svuotare le spiagge dalle bottiglie di plastica sicuri che siano la causa principale dell’inquinamento dei nostri mari, e quindi del pianeta. Seaspiracy, esiste una pesca sostenibile?, docufilm del videomaker inglese Ali Tabrizi, ha creato una linea di demarcazione: un prima e un dopo. Con immagini shock da cui lo spettatore si riprende solo fino a un certo punto.
Se dovessimo sintetizzare i 90 minuti del lavoro di questo ventisettenne, che vediamo anche davanti alla telecamera come guida del racconto, potremmo dire che mostra l’impatto catastrofico che la pesca intensiva ha sul sistema ecologico della terra, e quanto questo fenomeno incida sul climate change e sulla nostra sopravvivenza.
(continua…)
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il 17 aprile 2021
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