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AMOR PROPRIO, SAPER RIDERE DEGLI ALTRI, DARSI TREGUA. IL BELLO DELLA MATURITA’ SECONDO KRISTEN DUNST. CHE SOLO PER NOI, HA SMESSO DI INDOSSARE LA TUTA

di Cristiana Allievi

L’attrice Kristen Dunst, 39 anni, fotografata da Annelise Phillips per Vanity Fair.

Appoggia le mani sulle aste degli occhiali da sole che indossa. Quasi a proteggere il viso da occhi indiscreti. Il corpo, invece, è coperto con una camicia di seta abbottonata fino al collo e una gonna plissettata piuttosto lunga. Chi è esposto da sempre alla curiosità altrui, ha i suoi modi per nascondersi. Quando aveva tre anni Kirsten Dunst era una modella della Ford. Woody Allen l’ha messa nel suo trittico New York Stories che ne aveva sette, e a 12 era circondata da Brad Pitt e Tom Cruise in  Intervista col vampiro. Il resto è storia, inclusa la torta al cocco che da allora Cruise le manda ogni anno a Natale. Mi racconta che la notte precedente si è svegliata alle tre del mattino per il jet lag. E di non aver praticamente mai dormito di notte, per i primi quattro mesi e mezzo di vita di James Robert, il secondo figlio avuto la scorsa primavera con l’attore Jesse Plemons. È bella, con le tracce di maternità che ha ancora addosso. È ci è mancata,  se si pensa che non la vediamo più o meno da tre anni, lei che ha un’ottantina di film all’attivo. Dice di avere anche lei questa sensazione di essere stata lontana, e che e che «è strano sentirsi parlare». È tornata con il ruolo di Rose nell’ottimo western di Jane Campion, Il potere del cane, in questi gironi al cinema e dall’1 dicembre su Netflix dopo l’esordio in Concorso all’ultima Mostra di Venezia. Tratto dal romanzo del 1967 di Thomas Savage, e ambientato nel 1925, racconta la storia dei due fratelli Burbank, il carismatico e rabbioso Phil (un divino Benedicht Cumberbatch) e l’accomodante e  remissivo George (interpretato proprio da Jesse Plemons). Diversissimi fra loro,  i due hanno trovato un equilibrio che il personaggio di Dunst fa saltare, in un’atmosfera di invidia, amori tossici e sessualità represse. Il potere del cane è un’espressione che viene da un Salmo della Bibbia,  “libera l’anima mia dalla spada e il mio amore dal potere del cane”. La regista neozelandese l’ha scelta per raccontare una passione viscerale e regalarci una tensione erotica davvero speciale. «Jane ha una mente molto, molto intrigante, un modo tutto suo di raccontare una certa sessualità. Fra Holy smoke e Lezioni di piano lo avevamo capito, tutto sembra molto “crudo”, in bilico fra descrive una tensione, un’immobilità, una vitalità e anche una rabbia».

(continua…)

Intervista integrale pubblicata su Vanity Fair n. 48 dell’1 dicembre 2021

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